Spettacoli
Ossi di Seppia, il rumore della memoria: la prima serie tv “non fiction”
RaiPlay, ecco Ossi di Seppia: dal metodo Di Bella alle dimissioni di Ratzinger, dalla tragedia di Rigopiano all’epopea di tangentopoli
Raccontare il passato alla luce della nuova normalità, per scoprirlo attuale e utilizzarlo come medicina per frenare la perdita della memoria collettiva. Questo l’obiettivo di Ossi di Seppia, la serie “non fiction” prodotta da 42° Parallelo in onda su RaiPlay a partire dal 12 gennaio. Ventisei puntate per ricostruire, settimana dopo settimana, il puzzle di un paese complesso, riflettendo sui fatti attraverso le nuove chiavi di lettura fornite dal presente.
Le puntate
L’impensabile, la paura, ma anche la distruttiva mano dell’uomo sulla natura: questi i temi oggi dibattuti e che ritroviamo in tutti gli episodi di Ossi di Seppia, trasversali e sorprendentemente attuali. Tra le 26 puntate, quella sul metodo Di Bella, il primo caso mediatico che ha visto le persone schierate contro gli esperti; la vicenda di Carlo Urbani, il primo medico ad identificare un virus sconosciuto e letale persino per lui, la Sars. La tragedia di Rigopiano, l’omicidio di Giulio Regeni e le dimissioni di Papa Benedetto XVI. La morte improvvisa del calciatore Davide Astori, quella divisiva di Dj Fabo. Ma anche il disastro nucleare di Fukushima, e l’incidente di Seveso, due immani tragedie ambientali che attraverso le immagini d’archivio - le tute bianche che bonificano il terreno, l’istituzione di una zona rossa, l’invito ripetuto dalle autorità a “restare in casa” - ci riportano immediatamente all’oggi e alla pandemia che stiamo affrontando. In ogni episodio il racconto in prima persona di un protagonista dell’epoca o di un testimone dei fatti per una narrazione inedita, veloce (puntate inferiori a mezz’ora) e appassionante.
Il valore della memoria
Non solo testimonianze dirette ma anche immagini d’epoca fornite dal patrimonio rappresentato dalle teche Rai e rielaborate attraverso una scrittura emozionale e immersiva che le connette alla grande lezione del fotogiornalismo in un dialogo costante con gli scatti d’archivio. Il risultato è una valorizzazione, un racconto in profondità che mette in luce la memoria condivisa e sviluppa uno spazio per la riflessione, non solo sul passato, ma anche sull’insegnamento che possiamo trarne per leggere il futuro.
Parlare ai giovani
“Le storie che raccontiamo con “Ossi di seppia” – dice Elena Capparelli, Direttore RaiPlay e Digital - sono destinate prioritariamente ai giovani e giovanissimi. È un progetto ambizioso che vuole restituire valore alla memoria recente, trasformandola in qualcosa di pulsante e vivo per le nuove generazioni. Il nostro obiettivo - prosegue Capparelli - è andare in controtendenza rispetto alla velocità e alla massa indistinta di informazioni in cui siamo sempre più spesso sommersi, per offrire riflessioni e prospettive di lettura, attraverso il patrimonio delle Teche Rai, attraverso testimoni d’eccezione, ma soprattutto grazie ad una modalità narrativa moderna nel linguaggio e nel formato”.
Ossi di Seppia diventa così anche un prezioso strumento per i millennials e per i ragazzi della generazione Z. Quei giovani che all’epoca dei fatti non erano nati o percepivano distrattamente le notizie filtrate dagli occhi dell’infanzia. L’esperimento di Ossi di Seppia - riconnettere le ultime generazioni a quel passato ancora recente - è coraggioso ma inderogabile. Ha l’ambizione di costruire un ponte che favorisca il confronto tra generazioni e dia vita a un nuovo immaginario collettivo, aprendo il dialogo su “ chi eravamo e chi siamo”. Ma soprattutto su chi e cosa, come individui e come società, vogliamo diventare.