Sanremo 2017, gli italiani non si meritano il Festival
Molti motivi per non giorie in Italia. A cominciare dalla pesante situazione economica, con lo spread che torna ad infiammarsi...
Come la Grecia ha subito un’austerità economica (con dolore e sofferenza del suo popolo), l’Italia ne avrebbe bisogno di una morale, culturale, intellettuale. Se lo spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi vola a quasi 200 punti ai massimi dal 2014; dopo Brexit e con la Germania che auspica un’Europa a due velocità; se dopo l’esito di Matteo Renzi l’Italia non ha una legge elettorale; se non c’è trasparenza nelle intenzioni dei due maggiori partiti degli anni scorsi (Pd e Forza Italia); se la situazione di Roma (la capitale) e della sindaca Virginia Raggi suscitano notevoli dubbi - il Festival di Sanremo andava provocatoriamente sospeso. Invece l’Italia si fermerà per cinque giorni davanti alla televisione.
Ci saranno persino un “Prima Festival” e un “Dopo Festival”. Ciò nonostante i bravi conduttori (conduttori che, mestiere così raro, hanno un loro ruolo proprio nel mondo della cultura): Paolo Conti e Maria De Filippi. Dispiace per quei giornalisti e commentatori televisivi che reciteranno una parte, autoconvinti davvero che i veri intellettuali seguono Sanremo (come il calcio, come il popolo). Ma questo è un pregiudizio comodo, come affermare: “E' un fenomeno di costume”, come la tautologia “Sanremo è Sanremo”.
Dispiace per i guru con diploma di scuola media superiore che asseconderanno l’onda per accrescere la distanza dal pubblico (e quindi la loro rendita): ma per effetto paradosso tra questi ultimi potrebbe esserci chi sosterrà di snobbare la manifestazione. Dispiace per l’ Italia e gli italiani, che si ubriacheranno di sentimentalismo e usciranno da questa settimana ancora più confusi. Dispiace per la musica, quella che provoca quella gioia dell’anima (propria anche di tante canzoni passate da Sanremo), pensiero così bene espresso da Marcel Proust.