Esteri
Altri 3 miliardi dall’Europa a Erdogan per fermare i migranti
Senza l’accordo con la Turchia il problema esploderebbe
Sarà anche un dittatore per molti o magari un grande uomo politico per pochi ma la Commissione europea sa perfettamente che con Recep Tayyip Erdogan e la Turchia bisogna scendere a patti se, in qualche modo, si vuole mettere sotto controllo il fenomeno dei migranti.
Ed infatti la Commissione Europea ha proposto di offrire 3 miliardi di euro alla Turchia per rinnovare il patto che contribuisce a mantenere quattro milioni di profughi siriani sul suolo turco.
L'offerta multimilionaria al governo sarà analizzata oggi al vertice europeo di Bruxelles. Dall’inizio della crisi migratoria nel 2015 sono stati dati 7.4 miliardi di euro prevedendo di arrivare a oltre 10 miliardi entro il 2024.
L'aumento degli aiuti alla Turchia coincide con la spinta dell'UE ad aumentare la collaborazione tra i paesi di origine e transito della migrazione irregolare. E arriva poche settimane dopo che il Marocco ha provocato una grave e improvvisa crisi al confine europeo di Ceuta consentendo l'uscita di migliaia di persone senza alcun controllo.
Se questa proposta venisse accettata la Turchia riceverebbe 3 miliardi e Giordania, Siria e Libano, 2.2 miliardi. La Commissione è convinta che le somme "possano soddisfare i bisogni più urgenti dei rifugiati e delle comunità di accoglienza, in particolare nei servizi sanitari e nell'istruzione, nella protezione sociale, nello sviluppo delle competenze e nella creazione di opportunità di lavoro”.
Nel documento si legge che la Turchia ospita 3,7 milioni di rifugiati siriani, sostenuti in parte con lo strumento europeo per i rifugiati in Turchia, varato nel 2016 e dotato di 6 miliardi di euro.
Questo strumento, che ha già erogato 4.1 miliardi di euro copre il periodo 2016-2019 e il governo turco ne chiede da mesi un'estensione. E Ankara fa pressione allentando il controllo alle frontiere. A gennaio e febbraio 2020 gli arrivi irregolari in Grecia dalla Turchia sono aumentati rispettivamente del 49% e del 22%. A marzo, le autorità turche hanno annunciato che non controllavano più i confini, causando l'insediamento di un'ondata di 25.000 rifugiati vicino al territorio greco in pochi giorni.
L'UE ha risposto alla sfida schierando forze dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) per aiutare le autorità turche a proteggere senza tante cerimonie i confini del loro territorio. La crisi improvvisa si è placata. Da allora Ankara ha temperato il proprio atteggiamento, non solo per l'offerta europea ma anche in risposta al riallineamento geostrategico che ha innescato l'arrivo alla Casa Bianca del presidente Joe Biden in sostituzione di Donald Trump. Ma il paese di Erdogan ha sempre il “coltello dalla parte del manico” e fa pressione all’Europa che ancora rimane sostanzialmente divisa.