Esteri
Sicurezza nazionale cinese, i chip e Taiwan, Mekong e... Pillole asiatiche
La settimana della (geo)politica asiatica
Aderire alla leadership assoluta del Partito sul campo della sicurezza nazionale rafforzandone il coordinamento e promuovendo comitati di partito a tutti i livelli (I), aderire al percorso di sicurezza nazionale con caratteristiche cinesi (II), incentivare la mobilitazione delle grande massi popolari considerando le persone come la base della sicurezza nazionale (III), raggiungere un equilibrio dinamico tra sviluppo e sicurezza (IV), dare priorità alla sicurezza politica (V), pianificare la sicurezza in modo tradizionale e in modo non tradizionale (VI), migliorare la capacità di prevedere i rischi e di eliminare i pericoli (VII), insistere sulla sicurezza comune a livello internazionale promuovendo cooperazione, innovazione, rapporti win-win, rafforzando la cooperazione internazionale in materia di sicurezza e migliorando il sistema di governance globale, costruendo insieme una sicura comunità dal destino condiviso (VIII), modernizzare il sistema di sicurezza nazionale e porre l'innovazione come sua forza trainante (IX), insistere nel rafforzare la costruzione dei quadri della sicurezza nazionale, rafforzare la costruzione del partito sul fronte della sicurezza nazionale (X).
Sono i "dieci comandamenti" di Xi Jinping (elencati da Bill Bishop) in materia di sicurezza nazionale, tema ancora più centrale nella Cina post Covid. Una delle parole chiave è "innovazione", principio cardine che torna anche a proposito della stretta anti monopolistica in corso sui giganti tecnologici. Il Politburo vuole porre un freno alla "espansione disordinata del capitale" e sembra voler incanalare denaro e talenti per creare innovazione utile, anche e ancora una volta, al rafforzamento della sicurezza nazionale. Ma la volontà del Partito è anche quella, racconta bene Simone Pieranni, di arginare il potere dei big tech all'interno della società cinese.
Tencent intanto non ferma le sue operazioni a livello globale. Negli scorsi giorni, Vivendi ha annunciato che il consorzio guidato dal colosso cinese ha deciso di esercitare la sua opzione per acquisire un ulteriore 10% del capitale della sua controllata Universal Music Group.
Nel frattempo, il PCC mira, come già chiaro dal quinto Plenum e dalla "doppia circolazione", al rafforzamento dei consumi interni. L'obiettivo della "riforma della domanda" è quella di aumentare il potere d’acquisto migliorando il welfare e riducendo le diseguaglianze sociali e regionali. Secondo il South China Morning Post, Pechino guarda a Marx più che a Keynes. Mentre Caixin dà spazio a chi chiede di non promuovere "svolte repentine" nella politica economica nazionale.
Nuovo presunto leak sulla politica cinese. Negli scorsi giorni è arrivata la notizia della pubblicazione di una lista contenente i nomi di quasi due milioni di affiliati al Partito comunista. Il database, che "dissidenti cinesi" avrebbero estrapolato da un server di Shanghai lo scorso settembre, è stato consegnato a un consorzio di quattro organizzazioni mediatiche: "The Australian", "The Sunday Mail", "De Standaard" e un editore svedese, che ne hanno analizzato i contenuti per due mesi. Dal database emerge che sezioni del Partito comunista cinese "sono state istituite in seno a grandi aziende occidentali, consentendo l'infiltrazione di quelle aziende da parte di membri del Pcc". Tra le grandi aziende i cui nomi compaiono nella lista figurano il colosso aerospaziale Boeing, il gruppo bancario Hsbc, Volkswagen, Jaguar, Rolls Royce, e le compagnie farmaceutiche Pfizer e Astra Zeneca, che hanno lavorato allo sviluppo del vaccino anti Covid. Il Global Times definisce "ridicolo" il collegamento tra appartenenza al PCC al lavoro di intelligence e a rischi per la sicurezza dei paesi che ospitano i presunti iscritti.
Passando all'Esercito popolare di liberazione, sono state annunciate quattro importanti promozioni, con quattro ufficiali elevati al rango di generali. Si tratta di Guo Puxiao, Zhang Xudong, Li Wei e Wang Chunning.
Si è conclusa con successo la missione di Chang’e-5, la sonda lanciata sulla luna lo scorso 23 novembre per recuperare campioni di roccia utili alla ricerca scientifica. Alle due di questa mattina (le 19 di ieri sera in Italia), la capsula di rientro Chang’e-5 è atterrata in sicurezza nel distretto di Siziwang, una vasta regione della Mongolia interna, portando con sé circa 2 kg di rocce lunari. A proposito di scienza, la Cina ha aperto alla comunità scientifica il radiotelescopio della provincia del Guizhou, il più grande al mondo.
Allo stesso tempo, però, la Cina si chiude ancora di più per quanto riguarda i suoi confini e il trasporto globale. Con l'approssimarsi della stagione del capodanno cinese, Pechino non vuole rischiare di vedere un nuovo aumento dei contagi da Covid-19. Nel frattempo, Fosun importerà 7,2 milioni di dosi di vaccino Pfizer-BioNTech.
Secondo uno studio del Center for Global Policy pubblicato dalla BBC, oltre mezzo milione di uiguri sarebbero stati cooptati nell’industria cotonifera dello Xinjiang, la regione da cui proviene il 20% della fibra di cotone mondiale e l’85% della produzione cinese. Dopo Huawei, anche la tecnologia di Alibaba viene messa in relazione a un sistema di riconoscimento facciale degli uiguri. A proposito di Xinjiang, tra i principali accusatori di Pechino sulla repressione degli uiguri c'è Adrian Zenz. Se non sapete chi è, qui c'è un bel ritratto di Libération.
A Hong Kong c'è chi scommette che il destino politico di Carrie Lam sia segnato, in seguito ai dubbi sulla sua annuale visita a Pechino. Altri ritengono invece che si tratti solo di speculazioni.
LA GUERRA SUI CHIP E TAIWAN
Come sappiamo, semiconduttori e chip sono un capitolo fondamentale dello scontro tecnologico tra Stati Uniti e Cina, e lo sviluppo nel settore è un imperativo fondamentale per il Dragone, che ancora dipende dall'esterno per la loro fabbricazione. Washington ha annunciato l'inserimento di almeno 80 altre aziende cinesi, incluso il colosso dei chip Smic, alla sua 'lista nera'.
Come reagisce Pechino? Mercoledì scorso la Cina ha introdotto un'esenzione fiscale massima di 10 anni per l'industria dei circuiti integrati, una mossa che segnala l'obiettivo di essere autosufficiente nel settore dei semiconduttori di fronte a una minaccia di disaccoppiamento tecnologico dagli Stati Uniti.
Non solo. SMIC ha nominato Chiang Shang-yi, ex braccio destro del fondatore della taiwanese TSMC, nel suo board. Una mossa strategica che ribadisce ancora una volta la centraltà di Taiwan in questa partita. Proprio per questo, tra l'altro, un commento pubblicato sul New York Times definisce Taipei "il luogo più importante del mondo".
Spesso quando si parla dei rapporti tra Cina e Taiwan si immagina una possibile invasione di Pechino basata soprattutto su motivazioni storiche e politiche. In realtà, se mai essa avvenisse (e al momento, al di là delle uscite retoriche, non ce ne sono le avvisaglie) potrebbe avere motivazioni molto più "pratiche". Come, per esempio, proprio TSMC. Lo sottolinea il The Diplomat, dopo mesi di speculazioni anche sui social cinesi in merito, da quando cioè l'amministrazione Trump ha tagliato il cordone commerciale tra il colosso dell'isola e i suoi clienti cinesi tra ban e annunci di aperture di un mega stabilimento in Arizona.
Nel frattempo, gli Usa proseguono nei loro rifornimenti militari all'isola, in particolare con sistemi di ammodernamento per i sottomarini, mentre Taipei intravede per se stessa un ruolo di fornitore di armi per le democrazie occidentali, visto il miglioramento e avanzamento tecnologico della produzione autoctona.
Taipei potrebbe anche raggiungere un importante obiettivo a livello economico. Per la prima volta in quasi 30 anni, nel 2020 la crescita economica dovrebbe superare quella della Cina. Le previsioni segnalano un tasso di crescita nell’isola del 2,5% quest’anno mentre Pechino crescerà intorno al 2%, sebbene il governo di Pechino non abbia ancora pubblicato i dati ufficiali.
Taiwan prova anche a lanciarsi sulla scena del multilateralismo, dopo aver notificato l'intenzione di entrare a far parte del Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP).
Il governo di Tsai Ing-wen prosegue anche nella sua opera di avvicinamento al Giappone. Negli scorsi giorni sono stati annunciati i settori in cui Taipei e Tokyo intensificheranno la cooperazione nel corso del 2021: salute pubblica, istituzioni legali, prevenzione e gestione di disastri, energia rinnovabile, forza lavoro e intelligenza artificiale.
INDO-PACIFICO
Continuano le schermaglie con l'Australia, con Scott Morrison che ribalta la tradizionale e amata formula diplomatica win-win promossa da Pechino parlando del rischio di un rapporto lose-lose. Si potrebbe presto aprire con Canberra anche un fronte sulla WTO, mentre la Nuova Zelanda si offre di fare da paciere.
L'India rafforza la sua protezione dalle entità tecnologiche cinesi, che però hanno un'enorme influenza nel paese con ricadute importanti anche in termini di occupazione.
Il Pakistan potenzierà la sicurezza del porto di Gwadar, progetto simbolo della Belt and Road cinese, con una recinzione che consentirà di proteggere l'investimento strategico da proteste e opposizioni.
Gli Usa vanno in pressing sulle nazioni insulari del Pacifico per i progetti cinesi riguardanti i cavi sottomarini.
CINA-USA
Si continua a parlare delle nomine di Biden su Cina e Asia. Pete Buttigieg, sconfitto dal presidente eletto alle primarie dem, dovrebbe essere il prossimo segretario ai Trasporti. Tramonterebbe così la sua candidatura per il ruolo di ambasciatore a Pechino, per il quale sarebbero invece in corsa Bob Iger (attuale presidente esecutivo del consiglio di amministrazione della The Walt Disney Company) e Jeffrey Katzenberg.
La marina statunitense promette di adottare una postura "più assertiva" contro Cina e Russia, in particolare nel Pacifico e sul tema del Mar Cinese Meridionale. Argomento sul quale The Hill consiglia Biden di cementare i rapporti con i paesi dell'area ASEAN.
SUD-EST ASIATICO
Presto, oltre al Mar Cinese Meridionale, potrebbe subire un'accelerazione la disputa sul fiume Mekong, sul quale anche Washington pare sempre più coinvolta.
La Cina continua a investire in Indonesia (dove il presidente Widodo sta provando a dare vita a una "dinastia" politica), stavolta nel cruciale settore delle batterie al litio.
L'ASEAN guarda sempre più a innovazione (come dimostra il primo summit dei ministri del Digitale presieduto dalla Malaysia) e a sostenibilità, con Cina e Giappone chiamate a non perdere le opportunità enormi che si stanno aprendo nel settore. Tokyo investirà 2,4 miliardi di dollari in diversi ASEAN per aiutarne la decarbonizzazione.
La Thailandia cerca di diversificare il proprio (ambizioso) settore spaziale per non dipendere troppo dalla Cina.
ASIA ORIENTALE
Il ministro della Difesa giapponese ha chiesto moderazione alla controparte cinese sul tema delle isole contese Senkaku/Diaoyu.
Con un occhio alla Cina, il Giappone si rifiuta di cambiare le regole per facilitare l'ingresso di nuovi membri nel TPP.
La Corea del sud, dove è in corso una nuova ondata di casi da Covid-19 e parlare di lockdown non sembra più un tabù, ha lanciato una piattaforma di dialogo in materia di cambiamento climatico con l'ASEAN.
Seul ha inoltre approvato un disegno di legge che criminalizza il lancio di volantini di propaganda verso la Corea del nord: attività a cui si dedicano da tempo diversi gruppi di attivisti, tra cui molti nordcoreani fuggiti al sud. Il presidente Moon Jae-in, come noto, è favorevole al dialogo con Pyongyang, mentre l'opposizione ha posizioni più intransigenti.
CINA-EUROPA
Cina e Unione Europea hanno raggiunto un accordo “di massima” su un trattato bilaterale sugli investimenti, i cui negoziati sono in corso dal 2014. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Emmanuel Macron, sarebbero d’accordo per procedere con l’accordo, che potrebbe arrivare poco prima dell'insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca. Sarebbe innegabilmente un ottimo punto a favore della Cina, nonostante l'Ue abbia condannato la repressione degli uiguri.
Altro segnale di distensione Europa-Cina da Berlino. Huawei ha infatti ricevuto un via libera condizionato in Germania. Il mancato ban deriva dalla volontà della cancelliera che ha sempre sostenuto la linea di non vietare la cooperazione col colosso di Shenzhen, stringendo però allo stesso tempo le maglie dei regolamenti applicabili però a tutti gli attori presenti.
La Turchia viene elogiata dai media cinesi per la sua "indipendenza diplomatica", in seguito alla decisione di Erdogan di acquistare il vaccino cinese.
CINA-AFRICA
Xi Jinping si è dichiarato pronto a incrementare la cooperazione con la Somalia e il suo presidente Mohamed Abdullahi Mohamed in ambito Belt and Road. Il messaggio è arrivato in un messaggio celebrativo per i 60 anni di relazioni bilaterali. Cina e Somalia sono vicine a livello diplomatico, ancora di più dopo che il Somaliland (stato non riconosciuto a livello internazionale) ha avviato relazioni ufficiali con Taiwan negli scorsi mesi.
Xi ha parlato anche con John Magufuli, recentemente confermato alla guida della Tanzania in un'elezione duramente contestata dall'opposizione.
Nuovi affari in arrivo, in ambito di politiche sostenibili, anche in Ghana, dove si è votato lo scorso 7 dicembre ed è stata confermata la maggioranza di governo uscente.
CINA-SUDAMERICA
Il Brasile di Jair Bolsonaro definisce la Cina "non trasparente" in materia di vaccino anti Covid Coronavac.
Pechino ha organizzato un summit con i paesi caraibici in materia di cooperazione sanitaria anti coronavirus. Altro segnale della crescente influenza cinese nell'area.
Un tema, quello della presenza cinese in America Latina, di cui l'amministrazione Biden dovrà occuparsi.