Esteri

Commissione Ue, stallo Fitto-Ribera: i tre possibili scenari e il precedente (con Buttiglione)

di Mauro Indelicato

La vicenda Fitto-Ribera è ormai un unico dossier a Bruxelles. Con i veti incrociati tra popolari e socialisti che tengono sulla graticola Von der Leyen. Ecco cosa potrebbe succedere

Commissione Ue, stallo Fitto-Ribera: i tre possibili scenari e il precedente (con Buttiglione)

Commissione Ue, il vero timore adesso a Bruxelles è quello di finire sotto scacco dei veti incrociati tra i due principali partiti dell'europarlamento, il Partito Popolare e il Partito Socialista. Al via libera definitivo della seconda commissione targata Von Der Leyen mancano davvero pochi tasselli, ma decisivi e senza i quali è impossibile tagliare il traguardo. A tenere banco è soprattutto la vicenda Fitto-Ribera, oramai inquadrabile in un unico dossier e in grado potenzialmente di bloccare le valutazioni delle commissioni europarlamentari. Ossia quelle valutazioni date, dai membri delle commissioni competenti, nel corso delle audizioni tenute dai commissari designati e decisive per arrivare all'entrata in carica dell'esecutivo comunitario.

Corsa contro il tempo: i veti incrociati su Fitto e Ribera

I motivi ufficiali della querelle tra i due gruppi parlamentari sono legati a due questioni diverse. Una è politica, con le perplessità su Raffaele Fitto, commissario designato in quota Italia, risiedenti non tanto nel merito del suo programma presentato in audizione, quanto invece nella sua appartenenza al gruppo dei conservatori. Ossia alla formazione a cui aderisce Fratelli d'Italia e i cui deputati, durante la plenaria di luglio, hanno votato contro la rielezione di Ursula Von Der Leyen.

Diverso il discorso per la socialista spagnola Teresa Ribera. Quest'ultima è stata accusata dai popolari spagnoli di non essere intervenuta in parlamento a Madrid, in qualità di ministro dell'ambiente in carica, per riferire sul disastro di Valencia. Questioni diverse per l'appunto, ma accomunate dal gioco dei veti incrociati: i popolari difendono Fitto, i socialisti difendono Ribera e nessuno vuole fare un passo indietro.

E questo proprio mentre il fattore tempo inizia a far sentire il suo peso. Calendario alla mano, restano pochi giorni per dirimere le controversie. Entro fine novembre è previsto il voto in plenaria sull'intera commissione europea. Il tutto per far entrare in carica il nuovo esecutivo entro il primo dicembre. Ma se anche da una sola audizione dovesse uscire la temuta fumata nera, Von der Leyen dovrà ancora attendere. Tre sembrano ad oggi gli scenari possibili. Eccoli.


Scenario numero uno: accordo tra popolari e socialisti per superare lo stallo

Von Der Leyen a Bruxelles sta cercando in queste ore di giungere a un accordo in tempi brevi. Tra i corridoi della sede della commissione, nonostante le difficoltà, non manca l'ottimismo: “Alla fine secondo me tutto si risolverà – dichiara ad Affaritaliani.it una fonte europea – a memoria mia, in passato abbiamo avuto vicende più gravi”. Il riferimento è, ad esempio, al primo precedente di un commissario bocciato in sede di audizione europarlamentare: era il 2004 e si trattava di Rocco Buttiglione, designato dal governo Berlusconi ma inviso a molti per le sue posizioni giudicate conservatrici.

“Eppure – spiega ancora la fonte – la commissione si fece in tempi tutto sommato ragionevoli e i principali partiti trovarono un accordo su un altro nome (Franco Frattini, ndr) molto velocemente”. Oggi la questione legata a Fitto e Ribera sembra più di principio, un modo per socialisti e popolari di rimarcare reciprocamente la propria posizione: “Fitto ha ricevuto consensi trasversali in audizione – sottolinea il funzionario europeo – su Ribera la questione è più interna alla Spagna che relativa a Bruxelles, troveranno un modo per superare i veti”.


Scenario numero due: niente accordo, con Von Der Leyen costretta a chiedere altri nomi

Ma le possibilità che tutto salti costituiscono comunque uno spettro ancora vivo. Un eurodeputato del Movimento Cinque Stelle, la cui delegazione è iscritta nel gruppo “The Left”, ha ricordato ai nostri microfoni un'altra questione che potrebbe rallentare il via libera al Von der Leyen II: “In questi giorni si è avviata la crisi di governo in Germania, il Paese andrà al voto a febbraio – sottolinea – e i socialdemocratici tedeschi temono che votare per un rappresentante dei conservatori possa far perdere loro ulteriori consensi”. E se i socialisti insisteranno per non avere Fitto in commissione, lo stesso faranno i popolari con Teresa Ribera.

A quel punto, Ursula Von der Leyen sarà costretta a chiedere all'Italia e alla Spagna altri due nomi. Aumentando così le grane sia per Meloni a Roma e sia per Sanchez a Madrid, circostanza che andrebbe a dilatare i tempi per la presentazione in plenaria della nuova commissione. In caso di nuove nomine infatti, il procedimento andato avanti fino a oggi dovrà ripetersi. Gli eventuali nuovi designati cioè dovranno, prima di ogni cosa, passare dal vaglio delle audizioni.

Scenario numero tre: Von Der Leyen tira dritto, ma con il rischio di una bocciatura

Occorre però tenere conto che i giudizi delle commissioni sulle audizioni non sono formalmente vincolanti. Anche se non è mai stato fatto in passato, tuttavia il presidente della commissione designato può ignorare i voti negativi e presentarsi ugualmente in plenaria con i nomi indicati nei mesi scorsi. Questo però esporrebbe il papabile numero uno dell'esecutivo europeo a un rischio molto grave: quello di non ricevere i voti favorevoli nemmeno dai partiti della maggioranza e vedersi bocciata la commissione nella sua interezza.

Precedenti di questo tipo non ne esistono. Anzi, il voto in plenaria spesso in passato è stato concepito come un mero passaggio formale. Le conseguenze dell'eventuale azzardo di Von der Leyen sono ben rintracciabili: implosione della cosiddetta “maggioranza Ursula”, azzeramento degli attuali accordi politici e procedimento per la formazione della nuova commissione da far ripartire da capo. Con la prospettiva di vedere ancora per diversi mesi l'Ue senza un governo in carica.