Esteri
Corea del Nord, Usa a Pyongyang: "Niente ultimatum sui negoziati"
Gli Stati Uniti non abbandoneranno il tavolo dei colloqui sul nucleare con la Corea del Nord e lanciano l’appello a Pyongyang di tornare a negoziare
Gli Stati Uniti non abbandoneranno il tavolo dei colloqui sul nucleare con la Corea del Nord e lanciano l’appello a Pyongyang di tornare a negoziare. “Gli Stati Uniti non hanno una scadenza”, ha scandito il rappresentante speciale americano per il dossier nord-coreano, Stephen Biegun, oggi a Seul per colloqui con il suo omologo sud-coreano, Lee Do-hoon, a pochi giorni dalla scadenza di fine anno fissata da Pyongyang per trovare una soluzione negoziata. Biegun è in Corea del Sud per una vista di tre giorni e ha incontrato anche il presidente sud-coreano, Moon Jae-in. "Abbiamo l’obiettivo di realizzare gli impegni presi dai due leader durante il loro incontro", ha spiegato Biegun, in riferimento al vertice di Singapore, nel giugno 2018, tra il presidente Usa, Donald Trump, e il leader nord-coreano, Kim Jong-un, l’unico summit ad avere prodotto un accordo di massima sulla denuclearizzazione della penisola coreana. "E’ il momento di fare il nostro lavoro. Facciamolo. Siamo qui, e sapete come trovarci”, ha concluso Biegun.
Stati Uniti e Corea del Nord avevano tenuto un nuovo round di negoziati a inizio ottobre scorso, a Stoccolma, ma i colloqui erano naufragati dopo che ore, e Pyongyang aveva accusato Washington di non avere un piano adeguato per risolvere lo stallo delle trattative, che si protrae dal secondo vertice tra Trump e Kim, finito senza un accordo sulla denuclearizzazione. Da allora sono ripresi i test di armi nord-coreane: l’ultimo risale a venerdì scorso, quando i media di Pyongyang hanno annunciato un nuovo "test decisivo" alla stazione di lancio satellitare di Sohae. Giovedì scorso, invece, gli Stati Uniti hanno testato un missile balistico a medio raggio da una base a nord-ovest di Los Angeles, finito nell’Oceano Pacifico. Il test è stato il secondo dopo l’uscita dal trattato Inf con la Russia, a cui era seguito un avvertimento alla Corea del Nord di rinunciare ad atti ostili e minacce lanciato dall’ambasciatore Usa all’Onu, Kelly Craft.