Esteri

Irlanda, le elezioni accelerano la trasformazione dell'Uk in Little Britain

Lorenzo Lamperti

Il boom del Sinn Fein lascia intravedere una riunificazione tra Dublino e Belfast. E la Scozia continua a spingere sull'addio a Londra post Brexit

Il Regno Unito sembra destinato a diventare sempre più disunito. E la Gran Bretagna sembra destinata a diventare una Piccola Bretagna, una Little Britain.  Un processo avviato dalla Brexit e dalla vittoria trionfale di Boris Johnson alle elezioni dello scorso 12 dicembre e che rischia di subire un'accelerazione dopo le elezioni anticipate in Irlanda di sabato 8 febbraio, i cui risultati definitivi mostrano un quadro diverso, molto diverso, da quello di un tempo.

La sinistra nazionalista dello Sinn Fein ha infatti registrato un successo senza precedenti, raggiungendo il secondo posto con il 22 per cento che significano 37 deputati. Solo uno in meno del Fianna Fail di Michael Martin, che arriva primo con il 24,5 per cento dei volti e, appunto, 38 deputati. Anche qui una sorpresa, visto che il Fianna Fail era all'opposizione. Il Fine Gael, il partito del premier uscente Leo Varadkar, è arrivato solo terzo con il 21 per cento e 35 rappresentanti.

Al di là delle previsioni sulla formazione del governo, con alte probabilità di un'alleanza centrista tra primo e terzo partito, restano le considerazioni politiche. Varadkar, alleato europeo di Emmanuel Macron con il suo partito all'interno dei liberali di Renew Europe, sperava di far valere il suo ruolo nell'accordo sulla Brexit. E invece è arrivato dietro il Fianna Fail, che fa parte del Ppe, e soprattutto dietro il Sinn Fein, ex organo politico dell'Ira. Un risultato senza precedenti che potrebbe anche avere far intravedere la possibilità di una riunificazione con l'Irlanda del Nord.

Il Sinn Fein è infatti operativo anche a Belfast, dove collabora nella grande coalizione con gli unionisti filo britannici del Dup. E non è certo un mistero che Mary Lou McDonald, che ha portato il partito al maggior successo elettorale di sempre e soprannominata "tigre celtica", abbia come obiettivo finale proprio la riunificazione delle due Irlande. Anche se dovesse restare fuori dal governo in questa occasione, la divisione dei voti (e dei seggi) rende altamente probabile un nuovo voto anticipato a causa della probabile instabilità. E allora lo Sinn Fein, popolarissimo tra i giovani, potrebbe crescere ancora.

 

Nel frattempo, la Scozia continua a premere sull'acceleratore per l'indipendenza. Il primo ministro Nicola Sturgeon continua a chiedere un secondo referendum di indipendenza dopo quello del 2014. Edimburgo non vuole restare nel Regno Unito post Brexit. Gli scozzesi hanno votato in massa per il Remain al referendum del 2016 e anche al voto politico di dicembre si sono allontanati sempre di più dai Tories, che con Johnson hanno assunto una linea molto più English che British. Johnson, forte di un'ampia maggioranza, dovrà provare ad allargare la sua retorica per includere tutto il Regno. Altrimenti Londra scoprirà presto di essere solo la capitale d'Inghilterra.