Esteri

Elezioni Polonia: polemiche per la procedura d’infrazione e il voto via posta

La Polonia ha risposto alla Commissione Europea che ha avviato una procedura d’infrazione nei suoi confronti per la legge, in vigore da febbraio, che subordina il sistema giudiziario a quello politico, sostenendo che Bruxelles non ha basi legali per portare avanti questa azione. Intanto nel Paese continuano le polemiche legate alle prossime elezioni presidenziali.

La Commissione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro la Polonia in risposta alla legge approvata lo scorso 20 dicembre che subordina i giudici all’esecutivo, contravvenendo al principio della separazione dei poteri. La legge è entrata in vigore il 14 febbraio e, dichiara Bruxelles, “apporta modifiche al funzionamento del sistema giudiziario, col serio rischio di un controllo politico del sistema”. A dare l’annuncio era stata la vicepresidente della Commissione, Vera Jourova, in videoconferenza stampa a Bruxelles dopo il collegio dei commissari.

Ma per il ministero della Giustizia di Varsavia, “la Commissione Europea non ha basi su cui poggiare un'azione legale contro la Polonia in merito al nuovo regime disciplinare dei giudici polacchi, dal momento che l'organizzazione del sistema giudiziario è di esclusiva competenza dello stato membro”. Questo il contenuto di una dichiarazione di risposta a Bruxelles, in cui si esorta la Corte Europea di Giustizia "a non estendere arbitrariamente i propri compiti" a materie di competenza degli Stati membri.

Secondo Varsavia, la posizione europea poggia "su una tesi falsa" secondo cui la legge contestata limiterebbe il diritto dei giudici di interagire adeguatamente con la Corte di giustizia dell'Ue.

Nel frattempo, la Polonia sta affrontando le polemiche interne che riguardano le elezioni presidenziali, in programma il prossimo 10 maggio. Il ministro della Salute, Lukasz Szumowski, aveva proposto un rinvio al 2021 che però non è stato accolto dal governo. Il parlamento ha introdotto la possibilità di votare per corrispondenza, ma per le opposizioni si tratta di una pratica incostituzionale e ad alto rischio di frode.