Esteri
Ore decisive in Francia, in un paese diviso ma che non rischia il caos (istituzionale)
Diverse le via d'uscita previste in Costituzione ma la situazione politica resta ingarbugliata
Diverse possibilità per il dopo Barnier ma con una certezza: continuità
Sono ore frenetiche a Parigi dove si sta cercando una soluzione per evitare la crisi del Governo Barnier malgrado le mozioni di sfiducia di diversi partiti che avevano appoggiato il suo esecutivo. Sono in pochi però a credere dentro e fuori l'Eliseo che si possa trovare un accordo dell'ultim'ora, magari condito da qualche concessione sulla manovra economica per accontentare questo o quel partito. C'è però un concetto chiaro a chi segue la politica francese, come il prof. Alexander Del Valle, politologo, docente universitario e scrittore.
"Al contrario di quello che si dice in Italia anche in caso di crisi di governo non ci sarà il caos. La Francia ha un'architettura politica differente da quella italiana, è una repubblica presidenziale. Macron quindi resterà a prescindere ben saldo al suo posto all'Eliseo. La caduta di un governo non è un fatto drammatico anche perché la Costituzione prevede diverse possibilità per dar modo al Presidente ed al Parlamento di proseguire con la gestione ordinaria della nazione. Non c'è alcun rischio "Shutdown" come può accadere negli Stati Uniti, o rischio di ingovernabilità. Qui ad esempio per quel che riguarda la legge di bilancio si pùò procedere per Decreto, oppure per iniziativa diretta dello stesso presidente della repubblica che di fatto tagli fuori il Parlamento".
Un paese quindi pronto ad andare avanti con o senza Barnier
"In Francia il Presidente del Consiglio ha molto meno potere ed importanza rispetto a quanto accade in Italia. È l'Eliseo ad esempio a gestire la politica estera oltre alle già citate questioni economiche. Ci sarà quindi continuità e non un paese nel caos".
La situazione politica però è molto complessa e ci racconta da quasi un anno una nazione in grossa difficoltà... sono in molti qui a sostenere che questo 2024 segni ad esempio la fine dell'era Macron
"Anche questo è un errore. Macron finché resterà all'Eliseo sarà la figura centrale e più forte della politica francese: certo, è difficile che possa rivincere alle prossime presidenziali a fine mandato ma questo non significa che oggi sia un presidente debole".
Bisogna però ammettere il fallimento di quella idea politica del "tutti contro la destra" che porta ad una evidente ingovernabilità
"Questo è vero tanto che a Parigi si parla di un prossimo governo che non abbia al suo interno gli opposti estremisti, quelli di sinistra e quelli di destra; un'alleanza insomma fatta da socialisti, centristi e destra moderata. E non è detto che il progetto sia destinato a fallire".
Sarebbe una maggioranza che però non terrebbe conto dei due partiti risultati dall'ultimo voto quelli più forti. Non le sembra un andare contro il volere degli elettori?
"Il sistema elettorale a doppio turno è molto chiaro. Come sta succedendo da tempo funziona quell'idea di sbarramento alla destra anche perché la sinistra francese, la più dura ed intransigente d'Europa con quella belga e quella spagnola, ha proprio nella guerra con la destra la sua ragione d'essere. In Italia ad esempio la destra e la sinistra si parlano; qui tutto questo è inammissibile ed impossibile. Esiste un muro invalicabile, da sempre. Le Pen ormai ha capito che ha uno ed un solo modo per arrivare al potere: ottenere il 50% più uno. Altrimenti si troverà davanti ad uno sbarramento composto da tutte le altre forze del Parlamento che la metteranno in minoranza ed all'opposizione. Di sicuro sia gli elettori di Le Pen che quelli di Melenchon oggi sono scontenti, anzi, nervosi. I primi perché sono il primo partito da tempo ma non governano, i secondi perché stanno accettando ed appoggiando un governo molto più a destra rispetto alla loro volontà. E questo diventa giorno dopo giorno difficile da sopportare".
Ci sono rischi quindi più nella società che nella politica?
"Direi proprio di si. La divisione tra sinistra e destra è sempre più netta e ad alta tensione soprattutto su temi divisimi come migranti e politica estera. Uno scontro sociale non è da escludere e sarebbe un problema di difficile gestione, molto più che la caduta del governo Barnier"