Esteri
Giappone, dal contante ai pagamenti online grazie (anche) al coronavirus
Il paese del Sol Levante è tra i più tecnologicamente avanzati, eppure l'uso del contante prevale: le Olimpiadi 2020 e la pandemia da Covid cambieranno le cose
Il Giappone è tra i paesi tecnologicamente più avanzati del mondo, e in molti ambiti, dal digitale all’automazione, detiene primati difficili da eguagliare. Eppure sui pagamenti online è ancora in ritardo.
Il paese “più anziano” del mondo, dove convivono innovazione e tradizione, nell’ambito payment vede prevalere quest’ultima: le famiglie giapponesi detengono oltre la metà del proprio patrimonio in contanti e depositi, e le transazioni in cartamoneta sono ancora preferite nella maggior parte dei casi e i motivi sono molti, ma per lo più culturali.
Innanzitutto, gli anziani, che costituiscono una larga fetta della popolazione, quasi il 30%, sono tipicamente restii ai cambiamenti, e passare dai contanti ad app e codici non è facile per loro. Poi c’è il fatto che gli Atm in Giappone sono molto diffusi e risulta comodo e semplice prelevare contanti, che poi possono essere portati con sé senza paura di subire furti. Rapine e borseggi sono infatti cosa rara, e trasportare grossi quantitativi di denaro non è considerato pericoloso né sconveniente. Inoltre, i giapponesi hanno il culto del servizio e dell’assistenza alla persona, e limitare i metodi di pagamento è percepito come una scortesia.
In questo modo, però, solo il 20% delle transazioni è cashless, numeri che invece salgono al 66% per quanto riguarda la Cina, e al 96% per la Corea del Sud. Per contrastare questo andamento, il governo del premier Shinzo Abe ha messo in campo diverse strategie. L’obiettivo è raggiungere il 40% entro il 2025, ma anche poter andare incontro alle esigenze dei turisti stranieri, soprattutto in vista delle Olimpiadi 2020.
Il fatto che l’evento sia stato rimandato a causa della pandemia da coronavirus non è un ostacolo per il progetto, anzi: limitare lo scambio di contanti rientra nelle norme anti-Covid adottate dal Giappone negli ultimi mesi. Anche in questo caso, insomma, da una situazione critica il paese trae il giusto spunto verso l’innovazione, come sta già succedendo in ambito robot e automazione, e l’emergenza sanitaria ha solo accelerato un processo già in atto.
Da ottobre 2019, poi, è entrato in vigore l’aumento dell’Iva di due punti percentuali, dall’8 al 10%, a cui è seguito lo stanziamento, da parte del governo Abe, di un fondo di 2,57 miliardi di dollari per offrire vantaggi a chi paga senza contanti, oltre che incentivi ai commercianti per acquistare terminali contactless. Fatta eccezione per i locali più tradizionali, come i piccoli ristorantini e i ramen o gyoza bar che spesso espongono la scritta “no credit card”, molti negozi e grandi catene si stanno adattando a queste disposizioni, offrendo speciali sconti sui pagamenti con carta e bancomat.
Le tre maggiori banche giapponesi, inoltre, hanno istituito un gruppo di studio che esaminerà la possibilità di costruire un'infrastruttura di gestione comune per i pagamenti digitali, iniziativa sostenuta dalla banca centrale e dall'autorità di regolamentazione finanziaria del paese.
Torna poi la questione dell’età media in rialzo: meno giovani significa meno forza lavoro, e l’automazione, il digitale e tutto ciò che può sopperire alla mancanza di personale si sta rendendo sempre più necessario nelle aziende, nei negozi e in ogni locale commerciale o pubblico.
Ma meno giovani non significa che i giovani siano assenti, anzi: le nuove generazioni stanno conquistandosi un peso sempre maggiore nell’economia e nei consumi nipponici, introducendo inevitabilmente le loro abitudini tecnologiche e rendendo il passaggio al digitale sempre più necessario.