Esteri
Il piano di Netanyahu per impedire la creazione di due Stati in Medio Oriente: 14 anni di finanziamenti ad Hamas
Il piano di Netanyahu, sin dal suo insediamento nel 2009, sarebbe stato quello di “Mantenere Hamas vivo e vegeto". Ma c'è di più
Anni di finanziamenti ad Hamas, il piano di Netanyahu
Mentre nelle ultime ore è arrivata la notizia che purtroppo, il cessate il fuoco recentemente concordato tra Israele ed Hezbollah è stato violato, con una nuova escalation in Libano, il sanguinoso conflitto nella Striscia di Gaza prosegue. Su quel versante, difatti, l’ipotesi in un cessate il fuoco e una tregua al massacro da parte dell’Idf verso il popolo palestinese, non è mai stata presa in considerazione dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che pubblicamente ha sempre dichiarato di voler distruggere l’entità di Hamas.
Eppure, una recente inchiesta diffusa da InsideOver dimostra come, nonostante le posizioni ufficiali, Netanyahu, in carica dal 2009, abbia segretamente cooperato con Hamas per ben 14 anni, facendo in modo da rafforzarne il potere, con il deliberato scopo di impedire qualsiasi iniziativa politica concreta per la realizzazione di due Stati tra Israele e Palestina. L’inchiesta fa in particolare riferimento alle analisi effettuate dallo storico e attivista israeliano Adam Raz, citate non solo dal quotidiano israeliano Haaretz, ma da oltre 900 altre testate e magazine.
Secondo le ricerche di Adam Raz, il piano di Netanyahu sin dal suo insediamento nel 2009, sarebbe stato quello di “Mantenere Hamas vivo e vegeto per indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese” di Abu Mazen, ovvero l’unica entità politica che avrebbe potuto permettere la creazione di due Stati.
Piano che sarebbe proseguito negli anni successivi, fino a che, di fronte al collasso economico di Hamas nel corso del 2018, Netanyahu avrebbe persino convinto “il suo gabinetto ad approvare trasferimenti di denaro a Gaza, consistenti e soprattutto in contanti” allo scopo di “salvare” Hamas. Un meccanismo che, secondo Raz, sarebbe proseguito dall’estate del 2018 all’autunno del 2023. Ossia, fino a quel fatidico 7 ottobre.
Non solo. Perché il sostegno di Netanyahu ad Hamas, con l’obiettivo d’indebolire più possibile l’ANP, non sarebbe stato solo economico, ma anche un sostegno in termini di approvvigionamento alla Striscia di Gaza di materiale da costruzione, pur essendo il premier israeliano ben consapevole che “gran parte sarebbe stata destinata al terrorismo e non alla costruzione di infrastrutture civili”, come commenta ancora Adam Raz. Un’inchiesta a dir poco sorprendente che svela alcuni dei reali meccanismi di questo sanguinoso conflitto, dove la prospettiva di pace è ancora molto lontana, come lo è, del resto, quella della realizzazione di due Stati separati. Anche e soprattutto per colpa dello stesso Benjamin Netanyahu.