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Esteri
Israele, Netanyahu contro il cessate il fuoco: "A Gaza una guerra di civiltà"
Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele

Israele, Netanyahu prepara un nuovo fronte di guerra col Libano: "Hezbollah ci attacca ogni giorno, non possiamo accettarlo"

Benjamin Netanyahu, nonostante i vari negoziati internazionali in corso, non ha nessuna intenzione di sospendere l'offensiva di Israele su Gaza, in risposta agli attacchi terroristici del 7 ottobre scorso. Il primo ministro israeliano parla di "guerra di civiltà contro Gaza" e sostiene che con questa offensiva Israele stia difendendo "anche l'Ue da Hamas e dall'Iran". "La maggior parte dei cittadini in Occidente - dice Netanyahu a La Repubblica - non aderisce a queste proteste perché ha capito che in gioco c’è la nostra civiltà, basata sulla libertà e sulla tolleranza. Abbiamo accettato un cessate il fuoco temporaneo, per liberare gli ostaggi. Hamas si rifiuta di accettarlo perché esige un cessate il fuoco permanente che lascerà quei terroristi padroni di Gaza, pronti a reiterare massacri come quello del 7 ottobre 2023".

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"Nessun governo responsabile - prosegue Netanyahu a La Repubblica - lo accetterebbe. Oggi tutti riconoscono che sono Sinwar e i dirigenti di Hamas a ostacolare un accordo. La guerra può finire domani se si arrendono senza condizioni e se rilasciano gli ostaggi". Netanyahu risponde così alle accuse di affamare deliberatamente la popolazione di Gaza. "Si tratta di una calunnia. Dall’inizio della guerra abbiamo consentito l’ingresso nella Striscia di Gaza a 25.500 camion con mezzo milione di tonnellate di cibo e medicine. Grazie alla nostra politica, il prezzo delle derrate alimentari a Gaza è sceso dell’80%". Il primo ministro israeliano apre però un nuovo possibile fronte di guerra a Nord, contro il Libano. "Quello che accade nella parte settentrionale di Israele non può andare avanti. Nessuna nazione accetterebbe che il suo territorio sia bombardato. Hezbollah, invece, bombarda tutti i giorni. Questa crisi può risolversi soltanto in due modi: con la diplomazia o con la guerra. Non dico altro".






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