Esteri
Italia e Corea, le relazioni culturali nel post Covid
Il tema al centro di un webinar organizzato dall'Ambasciata d'Italia a Seoul
Italia e Repubblica di Corea hanno molto da dirsi, devono solo imparare a farlo meglio di quanto già non facciano. Un buon primo passo per riuscirci è partire dalle relazioni culturali. Questo lo spirito con cui l'Ambasciata d'Italia a Seoul ha organizzato il webinar "The Italy-Korea cultural relations after the pandemic. A fresh restart". Si tratta del secondo di un ciclo di appuntamenti che promette di proseguire. Dopo che nel primo webinar ci si era concentrati sugli aspetti geopolitici stavolta, come detto, è toccato a quelli culturali.
Dopo un'introduzione di Paola Ciccolella, direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Seoul, centrata sulle iniziative già in essere e sui prossimi eventi di promozione culturale in territorio coreano (che prevedono tra l'altro spazi per il cinema e per Federico Fellini nel centenario della sua nascita), sono stati tre i relatori protagonisti del dibattito.
Il primo a intervenire è stato il professor Choi Byung Jin, Capo del Dipartimento di italianistica presso la Hankuk University, il quale ha insistito sulla necessità di una partecipazione attiva e di un'interdisciplinarità degli studi e delle istituzioni culturali, invitando alla interconnessione tra Korean Studies e Italian Studies.
Il direttore artistico Davide Quadrio, fondatore di arthubasia.org e curatore di arte contemporanea presso il Museo Aurora di Shanghai, ha sottolineato l'importanza dell'engagement con l'audience per incontrare i bisogni e i desideri del presente, puntndo molto sul lato tecnologico, "sul quale Asia e Corea hanno molto da dire e da insegnare per la loro naturale proiezione verso i nuovi media, non solo per il lato business ma anche per il lato culturale", ha detto Quadrio. "Servono piattaforme online con contenuti e opere che restino e poi eventualmente trasferiti in un luogo fisico. Siamo in un nuovo eccitante territorio per la creatività che bisogna esplorare e supportare".
Il terzo relatore era il Prof. Maurizio Riotto dell’Anyang University, che ha sottolineato la necessità, sia da parte italiana sia da parte coreana, di andare al di là degli stereotipi, sottolineando come Italia e Corea restino rispettivamente due paesi conosciuti in maniera superficiale, magari attraverso il k-pop o la divisione che affligge la penisola coreana da una parte e il Rinascimento o poco più dall'altra. "Bisogna investire nella promozione culturale in tutti i suoi possibili significati: cinema, televisione, media, scuole, cibo, turismo, Magari creando eventi e manifestazioni speciali per incentivare gli scambi culturali Credo ci sia molto spazio per una reciproca conoscenza tra i due paesi e che questa conoscenza debba partire proprio dalla cultura", ha concluso Riotto.
Padrone di casa, come sempre, l'Ambasciatore Federico Failla, che ha spiegato l'importanza di "creare opportunità concrete per incontrarsi e interagire, anche in modo virtuale". Comprendendo nel suo discorso le istituzioni, come appunto le ambasciate, che "devono non solo organizzare ma anche facilitare le opportunità di comunicazione bilaterale e di conoscenza reciproca tra gli operatori culturali".