Esteri

La guerra di Trump in Siria per vincere le elezioni in autunno

di Daniele Rosa

Un settantenne presidente abile a twittare gioca con i missili

‘Per un animale come Assad che ammazza la gente con le armi chimiche e ne gioisce ci vogliono missili belli, intelligenti, nuovi e che facciano male’ così in un tweet Donald Trump ha annunciato la possibilità di attaccare la Siria e quindi indirettamente la Russia.

 

Anzi, con una tecnica ormai consolidata di giovane 'social oriented’, il settantenne Presidente, provoca ulteriormente la Russia chiedendole di prepararsi perché 'i missili arriveranno in Siria'.

Guerra via tweet. Ma non sono solo tweet

 

Ma non sono solo tweet. 

La portaerei Roosevelt sta navigando verso il Mediterraneo, un’altra portaerei è già posizionata di fronte alla Siria e dalla base di Sigonella si stanno scaldando i motori dei cacciabombardieri americani Poseydon.. E in aggiunta cominciano gli allerta dei voli privati sulle rotte nel Mediterraneo.

 

Ma come subito dopo la sua elezioni non si era detto che il tycoon era il presidente americano più vicino alla Russia? Misteri della politica. 

Guerra via tweet. Una guerra per vincere le elezioni?

Poi pero’ riflettendo con attenzione si può’ notare che una delle prime regole militari è quella di preservare la sorpresa. 

Se comunichi che manderai i missili sembra quasi che tu voglia avvertire chi deve essere avvertito di prepararsi, onde evitare guai peggiori. 

Ed infatti, a questo proposito, sembrano vere le voci che danno la famiglia di Bashar al Assad già fuori dal paese. E pure non è mancata la risposta ufficiale sovietica che ha attivato non solo i portavoce ufficiali con dichiarazioni precise ( risponderemo ad ogni provocazione) ma pure le solite esercitazioni di truppe.

Guerra via tweet. Un'Italia equilibrata

Gli europei intanto sembrano prendere tempo nonostante la solita coppia guerraiola, Francia e Gran Bretagna, si dichiari super pronta. 

L’Italia invece attraverso il suo premier in pectore Paolo Gentiloni misura attentamente le parole e, confermando la santa alleanza con l’America, ammonisce che ‘l’uso di armi chimiche non può’ essere tollerato ma dobbiamo lavorare per la pace’. 

Poi per quanto riguarda l’uso paventato delle basi di Aviano e Sigonella il rischio e il successivo imbarazzo sembra essere scongiurato. 

Solo se malauguratamente l’eventuale conflitto dovesse durare allora le basi italiane sarebbero utilizzate in quanto assolutamente strategiche in quell’area di guerra.

 

Ma come mai il presidente americano, proprio in questo momento storico abbia alzato fortemente i toni? Prima con la guerra commerciale sui dazi e ora con una potenziale guerra contro la Siria e logicamente contro la Russia.

 

Una risposta potrebbe essere trovata nell’evento americano politico autunnale. Le prossime temute elezioni di midterm in autunno. 

Trump, a questo appuntamento, ha l’obbligo di presentarsi più che mai forte quale Comandante in capo della sua nazione. 

Se il risultato di queste lezioni andasse male molto probabilmente comincerebbe il suo declino.

 

E vale la pena ricordare che molti degli elettori dell’attuale presidente sono senior che hanno vissuto in prima persona l’epoca della guerra fredda e non potrebbero accettare di essere guidati da un leader debole. 

 

Ma vale davvero la pena di rischiare una possibile escalation militare per mantenere la ’seggiola’ da presidente degli Stati Uniti?

Sembrerebbe purtroppo di si.