Esteri
Libano rivolta: il governo Diab va verso le dimissioni
Continuano le proteste in Libano dopo l'esplosione nel porto di Beirut. I Donatori annunciano: "Sì ad aiuti ma in cambio di riforme"
Il governo libanese di Hassan Diab va verso le dimissioni già nelle prossime ore. Lo rendono noto i media locali. Finora sono tre i ministri che già hanno lasciato l'incarico.
La comunità internazionale si mobilita in soccorso del Libano, ma chiede riforme. Intanto la protesta non si ferma e il governo perde i pezzi: sono già due i ministri che hanno gettato la spugna.
La conferenza dei Donatori, organizzata - in maniera virtuale ma in gran fretta - da Francia e Nazioni Unite per sostenere il Libano dopo la devastante esplosione di martedì nel porto di Beirut, ha promesso al Paese aiuti d'emergenza incondizionati e sostegno alla ripresa economica (252 milioni di euro per il primo breve periodo). Ma ha chiesto in cambio che le autorità libanesi si impegnino a portare avanti le riforme invocate a gran voce dalla popolazione.
Libano, dopo le proteste si dimettono 2 ministri
Intanto la protesta non si ferma. Dopo che sabato, al grido di 'rivoluzione', migliaia di persone si erano riversate nelle strade di Beirut, oggi ci sono state nuove manifestazioni nel centro della città: è stato forzato un posto di blocco vicino al Parlamento e ci sono stati nuovi disordini, persino un principio di incendio. E la protesta della piazza comincia a produrre risultati.
Si è dimesso il ministro dell'istruzione, Manal Abdel Samal: è andata in tv a dare l'annuncio e si è scusata con il popolo libanese, per non aver soddisfatto le sue "aspirazioni". Dopo di lei, si è tirato indietro anche il ministro dell'ambiente, Damianos Kattar, che al premier, Hassan Diab, ha denunciato di aver perso anche amici di famiglia nell'esplosione.
Anche il patriarca maronita, Bechara Boutros al-Rahi, si è unito al coro di chi preme perché l'esecutivo si dimetta dopo quello che - ha detto - potrebbe definirsi "un crimine contro l'umanità". "Non basta che un deputato lasci, o un ministro si dimetta", ha detto al-Rahi nell'omelia domenicale. "E' necessario, per rispetto dei sentimenti dei libanesi e per l'immensa responsabilità richiesta, che l'intero governo si dimetta, perché è incapace di far fare passi avanti al Paese". E ha chiesto nuove elezioni, come del resto invoca il movimento di protesta che fa sentire la sua voce almeno dall'ottobre scorso, perché si faccia da parte una classe politica considerata inetta e incapace.
Si sono già dimessi almeno sei deputati: dopo Neemat Frem, oggi è stato il turno di Michel Moawad, presidente del Movimento dell'Indipendenza e figlio dell'ex presidente Rene' Moawad. Ieri se ne erano andati i parlamentari di Kataeb, Samy Gemayel, Nadim Gemayel e Elias Hankach, insieme alla deputata Paula Yacoubian, mentre il giorno prima aveva lasciato il Parlamento il deputato Marwan Hamade', del blocco druso. E forse è solo l'inizio.