Esteri
Macron spinge per i bond della difesa Ue. Svolta radicale: economia di guerra?
Parigi incassa il sì dell'Estonia. La Germania guida il fronte del no insieme ai Paesi frugali. L'Italia potrebbe essere decisiva
Bond della difesa comuni? Macron spinge, la Germania dice no
Non sarà ancora il famoso e forse fantomatico esercito comune europeo, ma l'Europa corre verso una svolta radicale del suo assetto economico: i bond della difesa. Questo, quantomeno, è il piano di Emmanuel Macron, che più di tutti spinge per entrare in quella che potrebbe chiamarsi quasi a pieno titolo "economia di guerra". Il presidente francese ha deciso di rompere gli indugi e al vertice dell'Unione europea di Bruxelles insisterà per abbracciare la sua idea: "La guerra è tornata" in Europa.
L'idea dei bond della difesa è sostenuta in primis da Macron e dalla premier estone Kaja Kallas, che hanno entrambi già sostenuto l'idea nei mesi scorsi. Al vertice di febbraio, si sono fatte anche le cifre, con Kallas ha suggerito che le obbligazioni dovrebbero ammontare a un totale di 100 miliardi di euro. Da allora, l'Eliseo ha aumentato il livello retorico, con Macron che ha persino ipotizzato a più riprese l'invio di truppe Nato in Ucraina. Possibilità scartata e respinta da (quasi) tutti, Italia compresa. Ma ora il leader francese vuole un cambio radicale dell'approccio europeo in materia di sicurezza e difesa.
La richiesta di obbligazioni congiunte pare destinata a dominare le discussioni di Bruxelles e, soprattutto, a mettere a mettere a nudo le divisioni su come finanziare il più grande riarmo dell'Europa dalla fine della guerra fredda, in un momento di tensione dei bilanci nazionali. Il blocco sta esplorando una miriade di modi per finanziare la spesa aggiuntiva per la difesa, dall'utilizzo di fette del bilancio comune al trattamento indulgente della spesa militare nell'ambito delle norme che regolano i deficit di bilancio nazionali.
Altre proposte controverse sono quelle di utilizzare i proventi dei beni sovrani russi immobilizzati in Europa per finanziare gli armamenti per l'Ucraina e di consentire alla Banca europea per gli investimenti - il braccio creditizio del blocco - di investire maggiormente nella difesa. La proposta sugli asset russi, secondo una stima del Financial Times, potrebbe raccogliere circa 3 miliardi di euro all'anno. Ma i diplomatici dell'UE hanno affermato che è troppo presto perché i leader la approvino questa settimana e che gli Stati che nutrono dubbi sulla sua legalità avranno bisogno di più tempo per decidere la loro posizione. Alcuni Paesi, tra cui Ungheria, Malta e Cipro, non sono peraltro d'accordo.
Svolta radicale dell'assetto economico Ue: l'Italia potrebbe essere decisiva
Che fare, dunque? La Francia propone l'indebitamento congiunto, sosteneno che tutte le potenziali opzioni di finanziamento dovrebbero essere considerate insieme, data l'importanza dell'obiettivo di sviluppare l'industria della difesa europea e di sostenere l'Ucraina. L'idea di un prestito congiunto, che sarebbe simile all'emissione di obbligazioni congiunte da parte dell'Ue durante la pandemia, potrebbe trovare d'accordo diversi Paesi, tra cui anche l'Italia.
Ma la Germania e molti altri Paesi del centro e nord Europa, tra cui Paesi Bassi, Austria e Danimarca, si oppongono fermamente. Per i cosiddetti "frugali", l'emissione di debito comune dell'Ue a favore degli Stati membri pare essere un tabù insormontabile, anche se la mossa potrebbe servire in ottica di difesa comune. Anche Finlandia e Svezia, i due nuovi ingressi nella Nato, non sarebbero d'accordo. D'altronde tutti questi Paesi si sono già in passato fermamente opposti all'emissione di debito pubblico dell'UE in tempi di crisi economica, nel timore che ciò punisca i Paesi più ricchi come loro.
Macron proverà a insistere. Avendo contro Scholz, la posizione del governo Meloni potrebbe giocare un ruolo importante per decidere la sorte di una proposta che potrebbe cambiare il volto dell'assetto economico europeo e riportare lo spettro di un potenziale conflitto non solo sulle scrivanie dei ministeri della Difesa, ma anche su quelle dei ministeri del Tesoro.