Esteri

Meloni alla conquista di Washington. FdI davanti alla Lega in politica estera

Lorenzo Lamperti

Dopo aver ospitato Orban e gli altri conservatori europei a Roma, la Meloni potrebbe incontrare Trump negli Stati Uniti

Giorgia Meloni batte Matteo Salvini 2 a 0. Non è un risultato definitivo sia chiaro, e in termini di gradimento nazionale la Lega vale ancora più o meno il triplo di Fratelli d'Italia. Eppure, sul piano internazionale la presidente di FdI  continua a guadagnare terreno sul suo competitor di coalizione, anche se lei ha ribadito proprio in questi giorni che "non esiste nessun derby nel centrodestra". Sarà anche vero, ma di certo il partito della Meloni sta facendo i passi giusti per aumentare lo standing all'estero rispetto al Carroccio. E anche dentro i confini italiani.

IL RADUNO DEI CONSERVATORI A ROMA E IL VIAGGIO A WASHINGTON

Dopo aver ospitato a Roma la National Conservatism Conference alla presenza dell'ungherese Viktor Orban e di altre figure di spicco dei conservatori europei, la leader di FdI sbarca negli Stati Uniti per una tre giorni che la potrebbe far anche incontrare con Donald Trump nell'ambito del National prayer breakfast. L'obiettivo della Meloni è quello di diventare l'interlocutore privilegiato dei Repubblicani statunitensi.

I PASSI FALSI DELLA LEGA SULLA RUSSIA

Un obiettivo che sembra raggiungibile, in particolare dopo alcuni passi falsi, nell'ottica dei trumpiani, della Lega durante l'esperienza al governo con il Movimento Cinque Stelle. Il Carroccio, che ha sempre avuto rapporti privilegiati con il partito di Vladimir Putin, pensava di poter diventare l'anello di congiunzione tra Washington e Mosca, nell'ottica dell'avvicinamento tra i due ex rivali durante la Guerra Fredda che avrebbe dovuto operare Trump. Il sogno dichiarato dell'ex ministro dell'Interno era quello di ospitare in Italia un summit tra Putin e Trump che avrebbe, nei suoi piani, sancito la fine delle sanzioni alla Russia. E invece i calcoli sono stati sbagliati. Per l'opposizione degli apparati interni, il presidente americano non è riuscito a compiere la convergenza con Putin. E la Lega è rimasta col cerino in mano. Il caso Savoini è stato un colpo non semplice da assorbire. 

LA LINEA ANTI CINESE DI SALVINI

Anche per questo la Lega, passata all'opposizione, ha assunto una linea fortemente anti cinese (dopo aver fatto parte dell'esecutivo che ha firmato l'adesione alla Belt and Road Initiative), il rivale geopolitico numero uno degli Stati Uniti. Hong Kong, Xinjiang, 5G, ora il coronavirus: ogni occasione è diventata buona per picchiare contro Pechino e cercare di riconquistare il terreno perduto. Compresa una visita a Taiwan, considerata una provincia ribelle dal governo cinese, durante la quale la delegazione leghista ha incontrato due repubblicani statunitensi.

LA SVOLTA ISTITUZIONALE (E VATICANA?) DELLA MELONI

Anche sul piano interno, Meloni sembra aver raccolto i favori di ambienti dove la Lega di Salvini non è vista benissimo. Per esempio il Vaticano, quantomeno stando a Dagospia, che negli scorsi giorni che rivelato che la presidente di FdI abbia incontrato in gran segreto gli emissari del segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin. La voce non è stata poi confermata, ma in ogni caso FdI ha assunto una linea ben più cauta sui migranti e, per esempio, sul coronavirus. Mentre Salvini invocava la chiusura di porti e aeroporti, la Meloni ha tenuto una posizione più moderata, tanto da raccogliere i distinguo (in positivo) da parte del governo, in particolare dal Pd, che ha sottolineato il suo atteggiamento collaborativo.