Esteri

No di Okinawa ai missili Usa, isole contese, Nepal: pillole asiatiche

di Lorenzo Lamperti

Tre notizie in pillole dall'Asia

MISSILI AMERICANI. Gli Stati Uniti stanno pensando a piazzare delle testate missilistiche in Asia. Se ne parla già da tempo, ma i paesi inviduati da Washington hanno (quasi) sempre fatto orecchie da mercante, per evitare di finire invischiati in una possibile escalation con la Cina. Basti pensare al duro scontro diplomatico tra Pechino e Seoul in seguito all'installazione del sistema antimissile THAAD in Corea del Sud. Tra le possibili destinazioni ci sarebbe anche Okinawa, sede della più importante base della US Air Force in Giappone. Ma il governatore di Okinawa, Denny Tamaki, ha chiarito che lui si opporrà all'idea. In passato anche Australia e Filippine avevano dimostrato di essere riluttanti (a dir poco) all'idea di ospitare testate misislistiche (non nucleari) americane. Trasformare i partner in veri e propri alleati non è semplice, per l'amministrazione Trump, soprattutto dopo che negli ultimi anni i rapporti di forza in Asia e Pacifico sembrano essere almeno in parte cambiati.

RIVENDICAZIONI TAIWAN-GIAPPONE. Si parla spesso delle dispute territoriali e marittime tra la Cina e i vicini asiatici. Ma nelle contese è coinvolta, almeno formalmente, anche Taiwan che in quanto Repubblica di Cina ritiene ancora parte del suo territorio aree geograficamente piuttosto distanti da Formosa. Per esempio le isole Senkaku e che Pechino chiama Diaoyu. Negli scorsi giorni il governo locale di Ishigaki, prefettura di Okinawa, ha proposto il cambio della designazione amministrativa dell'area che include le isole contese, col nome che passerebbe da Tonoshiro a Tonoshiro Senkaku. Mossa che è stata criticata da Pechino, ma anche a Taiwan. Il consiglio della città di Yilan ha votato per rinominare le isole da Diaoyu a Touchen Diaoyutai. La proposta arriva dal Kuomintang, il partito di opposizione che non a caso ha sempre mantenuto una linea identitaria "cinese" e non "taiwanese".

NEPAL TRA AIUTI USA E TENSIONE AL CONFINE. Dopo l'approvazione di una nuova cartina che comprende territori rivendicati anche dall'India, il Nepal è ancora protagonista su un doppio fronte. Il primo è proprio quello del confine con Nuova Delhi. Un cittadino indiano è stato infatti ucciso, e altri quattro sono rimasti feriti, al posto di frontiera di Lalbandi-Janki Nagar in territorio nepalese (distretto di Sarlahi). Tutti e cinque sono stati colpiti dalla polizia nepalese che ha aperto il fuoco di fronte al loro tentativo di varcare la frontiera, al momento chiusa per le misure di prevenzione anti Covid. Il secondo fronte è del tutto politico, con il governo diviso sull'opportunità di accettare gli aiuti economici degli Stati Uniti. Washington ha predisposto cinque milioni e mezzo di dollari per aiutare Katmandu a riprendersi dalle conseguenze economiche della pandemia ma il partito di maggioranza teme che accettare l'aiuto statunitense possa creare dei problemi nel rapporto con la Cina, che appoggia il Nepal nelle rivendicazioni territoriali con l'India.