Esteri
Raisi, l'ipotesi sabotaggio è realistica. Ma un dettaglio scagiona Israele
Ancora molti i dubbi attorno alla morte del presidente iraniano. L’analista Giacomo Gabellini: "Israele non mente dichiarandosi estranea". L'intervista
Raisi morto per guasto? Gabellini: "Ancora tanti dubbi, ma Israele non c'entra"
La morte di Ebrahim Raisi è ancora avvolta nel mistero e oltre al dato politico della transizione politica che la fine del presidente iraniano nell’incidente del 19 maggio accelererà nella Repubblica Islamica resta il dato materiale delle cause del suo decesso. La caduta dell’elicottero presidenziale nell’Azerbaijan iraniano è stata da alcuni osservatori imputata al fatto che il Bell su cui viaggiava Raisi fosse datato e, a causa delle sanzioni, non ricevesse pezzi di ricambio. Chi però ritiene troppo semplicistica questa spiegazione è l’analista geopolitico Giacomo Gabellini, che con Affaritaliani.it commenta: "Sono rimasto perplesso quando ho sentito la voce dei pezzi di ricambio mancanti. Attraverso triangolazioni sarebbe stato possibile per l'Iran trovare pezzi di ricambio, con la Cina e la Russia dalla sua parte”.
Morte di Raisi: non esclusa l'ipotesi di sabotaggio
Gabellini è un attento osservatore del Paese persiano e delle dinamiche geopolitiche del Medio Oriente e invita a essere vigili nell’analisi di un disastro su cui, ammette, “restano grandi dubbi”. Ci si può, ad esempio, interrogare “su perché il presidente Raisi viaggiasse su un mezzo tanto a rischio e che di tre elicotteri del convoglio solo quello presidenziale sia rimasto incidentato. Nella vicenda della morte di Raisi sussistono ancora diversi punti oscuri su cui sarà doveroso fare chiarezza”.
L’idea di una crisi dei protocolli securitari di un Paese che ha già subito diversi “buchi”, dall’attentato di gennaio a Kerman ai diversi casi di ufficiali uccisi per mano israeliana tra Siria, Libano e Iraq, non lascia nemmeno esclusa, a priori, la pista del sabotaggio dell’elicottero. Che l’analista geopolitico Pepe Escobar ha paventato su X scrivendo chiaramente: “No Accident!” sul suo profilo. Gabellini si mantiene dubitativo e, da studioso, cauto: “Difficile districarsi in questo ginepraio: fatto sta che con le informazioni che abbiamo è sbagliato sia scartare nettamente l'ipotesi del sabotaggio che addivenire a conclusioni affrettate”, ci dice.
Gabellini: "Colpo di Israele? Difficile, pesano di più le fratture interne"
Con Affaritaliani.it Gabellini, che allo Stato Ebraico ha dedicato il libro Israele - Geopolitica di una piccola, grande potenza nota: “fatico a credere che la mano di Israele possa esser dietro la morte di Raisi”. Il motivo? “Spesso Israele compie gesti eclatanti, non li rivendica e si trincera dietro il silenzio facendo però intuire la paternità delle sue azioni”, mentre in questa fase da Tel Aviv è giunta frettolosa una dichiarazione sul fatto che Israele non c’entrava nulla con il disastro. Un cambio di prassi notevole. Inoltre, ragiona Gabellini “in una fase in cui è palese che il governo di Benjamin Netanyahu persegua la strategia di alimentare un'escalation, trovare dei sotterfugi non sarebbe realistico” qualora Israele volesse puntare al vertice del sistema nemico.
La cui eliminazione non gioverebbe: “per Israele in quest'ottica sarebbe controproducente eliminare un presidente di un Paese nemico. Si produce il risultato di rafforzare la base sociale su cui si fonda il governo della Repubblica Islamica”. In definitiva, ragiona Gabellini, “in un'ottica di cui prodest appare difficile la pista israeliana, mentre quella interna legata alle lotte di potere tra fazioni può essere messa al vaglio. L'Iran è un Paese diviso da fratture interne al regime, in cui lotte di potere di vario tipo possono aver giocato un ruolo. Ma", conclude l’analista, “la situazione è ancora troppo confusa per dar credito a una versione come prioritaria rispetto a tutte le altre. Ed è difficile che presto avremo risposte certe”