Esteri
Russia: il Consiglio d'Europa riammette Mosca, l'ira di Kiev
L'assemblea del Consiglio d'Europa ha dato il via libera al rientro dei rappresentanti della Russia al suo interno. Cinque anni fa a Mosca era stato ritirato il diritto di voto, come conseguenza dell'annessione della Crimea.
Nonostante la forte opposizione dell'Ucraina, 118 parlamentari dei Paesi membri del Consiglio d'Europa hanno votato un accordo che permette alla Russia di presentare una propria delegazione, aprendo così la strada alla sua partecipazione all'elezione del nuovo segretario generale dell'organizzazione, nata nel 1949 con il Trattato di Londra con lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nel Vecchio Continente. Il Consiglio conta oggi 47 Stati membri.
Sessantadue i voti contrari, 10 le astensioni. I rappresentanti di Mosca erano stati privati del diritto di voto nel 2014, dopo l'annessione della Crimea. La Russia aveva risposto boicottando l'assemblea e rifiutando di pagare sin dal 2017 il proprio contributo al suo budget, pari a 33 milioni di euro. Nei giorni scorsi Mosca ha minacciato di abbandonare del tutto l'organismo se non le fosse stato permesso di partecipare al voto di mercoledì. Il problema è che in questo caso i cittadini russi non avrebbero più la possibilità di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani. "Sarebbe pericoloso impedire a milioni di cittadini l'accesso a organismi che proteggono i loro diritti", ha detto la segretaria di Stato per gli Affari esteri della Francia, Amelie de Montchalin.
Kiev ha opposto in tutti i modi il rientro della Russia: "E' un messaggio molto negativo", si afferma dalla delegazione ucraina. Il messaggio sarebbe "fate quello che volete, annettete territori di altri Paesi, uccidete le persone in altri Paesi, e ne uscire indenni comunque".