Esteri

Russia, il Cremlino spinge i russi a vaccinarsi con lo Sputnik V

di Daniele Rosa

Grande marketing all’estero ma poche vaccinazioni nel paese

Il Gum a Mosca in Piazza Rossa è come “La Rinascente” in piazza del Duomo. Aldilà dei prezzi e dei prodotti una differenza adesso, in tempi di pandemia, c’è. Nel centro commerciale sovietico è stato messo uno spazio, aperto dalle 10 alle 21, per la vaccinazione. Ci si puo’ vaccinare senza appuntamento con lo Sputnik V , così come in altri 20 punti mobili nella capitale. Punti mobili posizionati nei supermercati, nei teatri  e nei ristoranti. Poche però le persone che, oltre alla dose, potrebbero persino ricevere un cono gelato e un certificato di vaccinazione.

Nonostante uno sforzo inizialmente formidabile per promuovere il primo vaccino certificato al mondo il Cremlino non è ancora riuscito a far decollare la sua campagna all’interno del paese di quasi 150 milioni di abitanti. Pur promuovendo una vaccinazione senza troppi problemi burocratici solo il 3,23% della popolazione ha ricevuto le due dosi del farmaco dell'Istituto Gamaleya di Mosca e solo il 4,74% la prima.

Lo Sputnik V è stato approvato in oltre 60 paesi tra cui Argentina, Messico, Bielorussia, Serbia, Ungheria, Bolivia e Repubblica di San Marino. Ma l’Europa, e soprattutto l’Ema , l’Agenzia Regolatoria europea sullo Sputnik V è ancora molto, forse troppo prudente. La Germania ha rotto gli indugi e ha deciso di acquistare in proprio il farmaco.

I bassi dati sull'immunizzazione in Russia continuano a sollevare i dubbi di esperti sanitari e burocrati europei che insinuano che la Russia stia usando il vaccino in termini di marketing (la forza della propria ricerca scientifica) e di geopolitica in un momento storico delicato dell’Occidente.

Molti osservatori sono convinti che “vendendolo a quanti più paesi possibile, la Russia voglia migliorare la propria posizione nel mondo, il proprio prestigio e soprattutto guadagnare nella partita della diplomazia". A queste accuse il Cremlino nega categoricamente di usare il suo vaccino per scopi politici e parla di inutile russofobia.

Altri dubbi dei critici dell’Europa, francamente ridicoli se si pensa al comportamento di Astra Zeneca, immaginano difficoltà sovietiche a mantenere le promesse di produzione.

Fin dall'inizio, la Russia ha dovuto affrontare problemi nella produzione del vaccino Gamaleya. Al 17 marzo sono state prodotte 20 milioni di dosi e messo in circolazione 8,9 milioni di kit completi. I problemi di fabbricazione del secondo componente del vaccino e la mancanza di forniture di attrezzature biotecnologiche hanno appesantito il processo che Mosca ora vuole accelerare aggiungendo altri laboratori per produrre il farmaco richiesto anche dall’India, dalla Corea del Sud, dal Kazakistan ed anche dalla Cina.

Per quanto riguarda i ritardi il Cremlino ha promesso che a partire da questo mese verranno prodotti mensilmente 17 milioni di kit.

L'arrivo irregolare dello Sputnik V nelle 84 regioni della Russia ha portato Vladimir Putin a decidere di ritardare la sua seconda vaccinazione fino a quando la disponibilità del farmaco non fosse maggiore. Putin ha ricevuto la prima dose il 23 marzo. Nessuno, al momento, puo’ però confermare se abbia davvero usato lo Sputnik.

Il gesto di Putin ha alimentato i dubbi dei russi e il 62% non vuole vaccinarsi con questo vaccino e soprattutto ritiene la pandemia un grande complotto mondiale con un virus nato in laboratorio.

Putin ha chiesto di accelerare la campagna per ottenere l'immunità di gregge quest'estate, raggiunta solo se si vaccinassero quasi 70 milioni di persone. Le autorità hanno lanciato una timida campagna pubblicitaria in cui alcuni personaggi famosi incoraggiano la vaccinazione. A Mosca, inoltre, i policlinici di quartiere hanno inviato i loro assistenti sociali presso le case dei pensionati, per incoraggiarli a vaccinarsi e per spiegare dove possono farlo. Ma la campagna viaggia ancora molto a rilento.