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Schlein padrona di casa al congresso Pse. Schmit sarà l'anti Ursula: chi è

di Redazione Esteri

Venerdì e sabato a Roma sfilano Sanchez, Scholz, Costa e Frederiksen. Verrà ufficializzato il lussemburghese come aspirante erede di Juncker alla Commissione

Congresso del Pse a Roma: Schlein ospita Sanchez, Scholz & co.

Dopo la vittoria a sorpresa alle elezioni regionali in Sardegna in coabitazione con Giuseppe Conte, Elly Schlein si prepara ad altre due giornate importanti, questa volta da padrona di casa. Si terrà infatti a Roma, venerdì 1 e sabato 2 marzo, il congresso del Partito dei socialisti europei (Pse). La leader del Pd sarà chiamata a ricevere le star della sinistra europeo, a partire dal premier spagnolo Pedro Sánchez. La guida del governo di Madrid non sarà l'unico ospite di alto livello, visto che saranno presenti anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier ad interim portoghese António Costa e la premier danese Mette Frederiksen.

Si tratta di un appuntamento importante che getterà le basi della campagna elettorale in vista delle importanti Europee di giugno. Con il Partito popolare che ha ufficializzato la nuova corsa di Ursula von der Leyen a caccia di una conferma alla guida della Commissione Europea, i socialisti sono chiamati a nominare il loro candidato di punta (o Spitzenkandidat) alla presidenza della Commissione, che dovrà sfidare la presidente tedesca.

Tutti gli indizi portano a Nicolas Schmit, attuale commissario al Lavoro e agli Affari Sociali. Più che a indizi ci troviamo di fronte a delle prove, visto che Schmit ha incassato il sostegno delle due delegazioni nazionali più importanti in seno al partito socialista europeo, vale a dire quella della Germania di Scholz e quella della Spagna di Sanchez. A meno di colpi di scena dell'ultimo minuto, il complicato compito di battere von der Leyen dovrebbe essere dunque affidato proprio a Schmit.

Chi è Nicholas Schmit, il probabile candidato del Pse alla Commissione europea

Di chi si tratta esattamente? Schmit ha innanzitutto qualcosa in comune con l'ex (spesso contestato) presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: la nazionalità. Anche Schmit viene infatti dal Lussemburgo, anche se ha studiato economia in Francia, per l'esattezza nella città meridionale di Aix-en-Provence, passando poi a un master in letteratura francese. Quel che si dice unire l'utile al (forse) dilettevole. 

La sua carriera politica e diplomatica è iniziata nell'ormai lontano 1979, come addetto all'ufficio del primo ministro in Lussemburgo, poi al ministero degli Esteri. Nel 1989 è diventato segretario della delegazione del LSAP alla Camera dei Deputati. Dopo diversi incarichi al ministero degli Esteri, è diventato ministro del Lavoro, dell'occupazione e dell'immigrazione.

Dal 2019 è entrato a pieno titolo nei meccanismi di Bruxelles dopo essere stato eletto nel parlamento europeo con  il partito socialdemocratico Lëtzebuerger Sozialistesch Aarbechterpartei. Schmit ha assunto l'incarico di Commissario europeo responsabile per l'occupazione e i diritti sociali nel dicembre 2019, entrando dunque nel team di von der Leyen in ottemperanza alle logiche della "grande coalizione" europea.

In passato è stato protagonista di un episodio controverso. Nel gennaio 2011, l'ex premier lussemburghese Xavier Bettel ha accusato Schmit di aver esercitato un'influenza indebita sulla polizia granducale in due occasioni per far cadere accuse (minori) a due membri della sua famiglia. Un caso riguardarebbe il figlio allora diciottenne, l'altro la moglie che era stata fermata dalla polizia in auto dopo non essersi fermata a uno stop. 

Jean-Marie Halsdorf, ex ministro degli Interni, ha confermato che all'epoca fu effettivamente inviata una lettera al direttore generale della polizia per lamentarsi del comportamento della polizia nei confronti della moglie di Schmit. La lettera è stata inoltrata all'Ispettorato generale dei servizi, che non ha riscontrato alcuna colpa nel comportamento degli agenti di polizia. Schmit ha negato che l'assistenza prestata al figlio e alla moglie costituisse un'influenza indebita, affermando che la sua "coscienza è pulita". E in effetti non ha subito alcuna conseguenza giudiziaria, né politica.

Anche adesso si discute di lui in patria, ma per motivi politici, visto che Schmit non parteciperà alle elezioni per il Parlamento. In un'intervista dei giorni scorsi, Juncker ha affermato che la vicenda non lo preoaccupa visto che Schmit è alla ricerca di una posizione nella Commissione e non nel Parlamento. Dunque serve una nomina non un'elezione. 

Perché i socialisti lo scelgono? A parole, perché "Schmit ha lavorato per costruire un'Europa più forte, più equa e più sostenibile, mettendo al centro le persone. Si è battuto per migliorare la resilienza, la coesione e la convergenza sociale ed economica nell'UE attraverso l'effettiva attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali", recita un comunicato del partito di gennaio. 

Tra i risultati della sua presenza in Commissione vengono citati lo strumento SURE, la direttiva sul salario minimo, la garanzia per i minori, la garanzia rafforzata per i giovani, la direttiva sul lavoro su piattaforma, la legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, le iniziative per il reddito minimo e l'assistenza, l'approccio globale alle competenze, il piano d'azione per l'economia sociale e l'iniziativa sul lavoro dignitoso. La mossa è comunque utile anche per non rischiare di compromettere un nome di primo piano di una delle principali delegazioni nazionali. L'apertura a destra di von der Leyen, in avvicinamento a Giorgia Meloni, rischia di far saltare l'ennesimo giro ai socialisti, che invece guardano al centro di Emmanuel Macron e Renew Europe.