Esteri
Libia, Serraj: "Avevamo chiesto armi all'Italia". Telefonata Di Maio-Pompeo
Per il presidente del Governo di accordo nazionale di Tripoli "i rapporti restano comunque ottimi". Poi ha bocciato la missione diplomatica di Di Maio a Bengasi
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, hanno parlato della crisi libica e della delicata situazione sul terreno. E' quanto si apprende alla luce della telefonata intercorsa tra i due nel pomeriggio.
LIBIA, LE PAROLE DI SERRAJ SULL'ITALIA
"Noi avevamo chiesto le armi a tanti Paesi, inclusa l'Italia, che pure ha diritto discegliere la politica che più le aggrada e con cui i rapporti restano comunque ottimi". Ad affermarlo, in un'intervista al Corriere dellaSera, è Fayez Sarraj, premier del governo di Tripoli.
"Da Roma, in verità, non sono mai giunte risposte ufficiali. Con Di Maio abbiamo avuto un ricco scambio d'opinioni. Quanto invece alla sua tappa a Bengasi dal nostro aggressore e Tobruk non ho visto alcuna sostanza, oltre a generiche dichiarazioni di amicizia che lasciano il tempo che trovano. Così, la comunità internazionale risulta divisa. Da una parte i Paesi disposti ad armare i nostri avversari-aggressori. A loro si contrappongono altri Paesi, tra cui l'Italia, che credono tutt'ora alla formula per cui l'unica soluzione resta il dialogo politico. Ma si tenga a mente che qui siamo sotto attacco militare, con sofferenze indicibili per la popolazione vittima di bombardamenti, morti, feriti, concentinaia di migliaia di sfollati".
"Sono anni - prosegue - che lanciamo l'allarme sul pericolo di interferenze militari straniere. Mettevo in guardia sulla guerra per procura ben prima del 4 aprile 2019 e non importa fossero soldati russi, egiziani o altri. Adesso noi siamo accusati di fare arrivare i tank e droni turchi? Scusate ma cosa vi aspettavate dal nostro governo, che sarebbe rimasto in disparte a far nulla mentre la capitale veniva devastata, insanguinata, occupata?".
"Nessun esecutivo responsabile può restare passivo mentre la sua popolazione viene abusata. Chiunque ci critica si chieda prima cosa avrebbe fatto al nostro posto e scoprirà che non avevamo alternative".