Esteri
Trade war, incontro Usa-Cina: ma le tensioni frenano il disgelo
I rappresentanti commerciali di Stati Uniti e Cina dovrebbero incontrarsi oggi per rivedere l'accordo commerciale di Fase 1 siglato a gennaio, in un contesto di relazioni sempre più tese tra le due maggiori economie del mondo. Il rappresentante per il commercio statunitense, Robert Lighthizer, parteciperà a una videoconferenza con il vice premier cinese Liu He, considerato il braccio destro del presidente Xi Jinping sulle politiche economiche. L'incontro darà a entrambe le parti l'opportunità di un faccia a faccia per esprimere le continue lamentele sull'accordo.
Al centro dei colloqui, in particolare, la spinosa questione degli acquisti di prodotti americani promessi dalla Cina ma gravemente minati dalla pandemia di Covid-19. Non si tratta di nuove trattative ma di un incontro, previsto dall'intesa per fare il punto sulla sua attuazione. Dopo la pandemia, però, il mondo non è più lo stesso e negli ultimi mesi le relazioni tra Washington e Pechino sono peggiorate, con nuovi fronti caldi: dalle tensioni su Hong Kong alla vicenda TikTok. E poi ci sono le elezioni presidenziali (sempre più vicine), con Trump che sta scommettendo molto sull'indebolimento dell'influenza economica cinese.
IL FATTORE ELEZIONI
Il rallentamento economico unito alla risposta pandemica e ai problemi causati dai nuovi lockdown negli States rischiano di mettere il presidente con le spalle al muro. Le relazioni con la Cina stanno sempre più diventando, dunque, tema di campagna elettorale. Un recente sondaggio del Pew Research Center mostra che la grande maggioranza del pubblico statunitense concorda con l'amministrazione nel vedere in Pechino una minaccia ed è pronta a sostenere il pugno duro di Trump. Ma il presidente sta camminando sul filo del rasoio. L'accordo commerciale impegna la Cina ad acquistare prodotti da agricoltori statunitensi, tra i quali Trump ha coltivato una solida base elettroale, quindi una delle sue priorità sarà garantire che Pechino mantenga il suo impegno di acquistarli.
PER LA PRIMA VOLTA INCONTRO IN VIDEOCONFERENZA
L'esito dei colloqui di oggi "indicherà se le due parti sono disposte a mantenere questo accordo, (e) se il rapporto si deteriorerà ulteriormente" o meno, anticipa Iris Pang, capo economista di ING in Cina. Secondo fonti citate dai media americani, la pandemia ha reso obbligatorio l'incontro in videoconferenza. I negoziatori dei due Paesi, Lighthizer per gli States e Liu He per la Cina, si parleranno dunque per la prima volta a distanza. A giugno, il deficit commerciale degli Stati Uniti per gli acquisti di soli beni (esclusi i servizi) con Pechino è stato di 28,4 miliardi di dollari. La quantità di importazioni cinesi è crollata a febbraio e marzo, quando le fabbriche hanno chiuso nel tentativo di arginare la diffusione del Covid-19. (AGI)GAV
LA FASE 1
Sono trascorsi sette mesi dalla firma della cosiddetta Fase 1 dello storico accordo commerciale. Al centro dell'intesa di gennaio c'è l'impegno della Cina ad acquistare nei prossimi due anni beni statunitensi con un aumento di circa 200 miliardi di dollari rispetto ai livelli del 2017: auto, macchinari industriali, metalli, cereali, cotoni, carne, petrolio, servizi finanziari e molto altro ancora. Il tutto per ridurre il deficit commerciale statunitense, come più volte richiesto dal presidente Donald Trump. Ma Pechino non ha rispettato gli impegni - anche a causa del rallentamento economico causato dalla pandemia di coronavirus - ed è ancora molto al di sotto del ritmo necessario per soddisfare l'aumento di 77 miliardi di dollari concordati per il primo anno e sta importando prodotti agricoli molto al di sotto dei livelli del 2017.
NUOVI FRONTI APERTI E TENSIONI
Negli ultimi mesi le relazioni tra Washington e Pechino sono peggiorate. L'amministrazione Trump ha più volte attaccato la Cina per l’epidemia di coronavirus (che il presidente continua a chiamare "il virus cinese"). Poi c'è stato il caso Hong Kong (il territorio autonomo su cui la Cina vuole riprendere il controllo) con Trump che giovedì scorso è tornato a dire che la città Stato "non potrà mai prosperare" sotto il controllo di Pechino e che prevede "una discesa agli inferi" dei suoi mercati finanziari.
Infine c'è la vicenda dell’uso dei dati del social network TikTok (che appartiene all'editore cinese ByteDance), e il bando annunciato da Trump perché - è l'accusa - la piattaforma verrebbe utilizzata dai servizi di intelligence cinesi. Secondo diversi analisti, la Cina durante l'incontro è intenzionata a sollevare la questione. Gli ordini esecutivi del presidente Usa che vietano TikTok e la piattaforma di messaggistica WeChat dovrebbero entrare in vigore a metà settembre e il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha fatto capire di recente che i divieti potrebbero essere estesi ad altre società di Pechino.