Esteri
Trump telefona a Putin: "Ferma l'escalation in Ucraina". Ma il Cremlino smentisce tutto, la svolta clamorosa
Uno degli uomini più vicini al presidente russo esce allo scoperto e svela le prossime mosse del Cremlino
Telefonata Trump-Putin, il Cremlino smentisce tutto
Il Cremlino ha smentito che ci sia stata una telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin all'indomani dell'elezione del candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti. "Questa notizia è una pura invenzione. Si tratta di informazioni false", ha detto Dmitri Peskov, a proposito di un articolo del Washington Post, "Non ci sono ancora piani specifici per i contatti tra Putin e Trump" ha specificato il portavoce della presidenza russa.
Trump telefona a Putin ma intanto i russi preparano l'offensiva finale a Kursk: schierati 50mila soldati (anche nordcoreani)
Donald Trump e Vladimir Putin si sono sentiti al telefono, un breve contatto che però evidenzia come le cose siano cambiate dopo la vittoria del repubblicano alle elezioni. Il prossimo presidente degli Stati Uniti ha fretta e vuole mettere fine al conflitto tra Russia e Ucraina, lo stesso Zelensky sarebbe stato informato di questa chiamata e non si sarebbe opposto. Il leader americano - riporta Il Washington Post - avrebbe comunicato dalla sua residenza in Florida e suggerito al presidente russo di evitare di intensificare la guerra. I due avrebbero concordato sulla priorità di continuare i contatti e Trump sarebbe deciso a lavorare "per una veloce soluzione che porti alla fine della guerra in Ucraina".
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Aleksej Venediktov, uno degli uomini vicino a Putin svela alcuni retroscena: "Putin - spiega Venediktov a Il Corriere della Sera - è un freddo calcolatore e le parole per Trump sono pura cortesia. Vladimir non accetterà un pareggio, si terrà il Donbass e la Crimea. Le minacce sul nucleare, invece, sono solo provocazioni, sbaglia chi prevede scenari apocalittici". Ma intanto la guerra continua e i russi - riporta Il New York Times - avrebbero concentrato 50.000 soldati, inclusi migliaia di nordcoreani, per riconquistare l’enclave di Kursk. L’attacco potrebbe avvenire già nei prossimi giorni in concomitanza con l’inasprirsi delle avanzate nel Donbass. Fonti a Kiev segnalano che nella piccola enclave russa occupata ai primi di agosto e ormai ridotta a meno di 500 chilometri quadrati i soldati ucraini sarebbero oggi circa 25.000.
Ma sono i droni a caratterizzare tutte le fasi della guerra scatenata da Putin. Inizialmente dominavano gli ucraini con i Barakhtar turchi e quelli prodotti dalle loro fabbriche. Oggi - riporta Il Corriere - sono arrivati alla produzione record di oltre un milione all’anno. Ma ormai i russi li hanno raggiunti e superati: solo a ottobre hanno sparato oltre duemila droni e continuano a migliorarli. Il nuovo modello Geran-2 è una versione molto più potente dello Shahed-136 iraniano: ha un raggio di mille chilometri e trasporta testate con 50 chili di esplosivo.