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Esteri
Biden invia armi di nascosto a Netanyahu: spedizioni segrete in ottica voto
Joe Biden Benjamin Netanyahu

Usa, olre 100 spedizioni di armi a Israele dopo il 7 ottobre, ma l'amministrazione ne ha notificate solo due

La Casa Bianca sta aiutando Israele più di quanto non abbia detto ufficialmente. In altre parole, Joe Biden ha tenuto nascosto al Congresso americano la maggior parte delle spedizioni di aiuti militari a Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre scorso. Per l'esattezza: l'amministrazione ha organizzato più di 100 trasferimenti individuali di armi a Israele, ma ha notificato ufficialmente al Congresso solo due spedizioni effettuate nell'ambito del processo di vendita di armi all'estero.

Cifre clamorose, che lasciano intendere come la Casa Bianca abbia in grana parte tenuto nascosta la propria attività di sostegno militare a Israele, che sta attaccando duramente Gaza ormai da mesi. A svelarlo non un media passibile di essere definito trumpiano, ma il ben più istituzionale Wall Street Journal, secondo cui "gli Stati Uniti hanno inviato decine di migliaia di armi, tra cui bombe e munizioni guidate di precisione, a Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, utilizzando procedure che hanno in gran parte mascherato l'entità del sostegno militare dell'amministrazione al più stretto alleato mediorientale".

A parte le due spedizioni annunciate e approvate dal Congresso, secondo il Wsj il resto dei trasferimenti è stato approvato utilizzando meccanismi meno pubblici a disposizione della Casa Bianca. Questi includono l'attingimento dalle scorte statunitensi, l'accelerazione di consegne precedentemente approvate e l'invio di armi in lotti più piccoli, al di sotto di una soglia di dollari che richiede la notifica al Congresso da parte dell'amministrazione, secondo quanto riferito da funzionari statunitensi attuali e precedenti.

La tradizionale partnership militare degli Stati Uniti con Israele, che riceve più di 3 miliardi di dollari in aiuti militari ogni anno da Washington, ha permesso un'immediata impennata delle spedizioni di armi dopo il 7 ottobre. Attualmente ci sono 600 casi attivi di potenziali trasferimenti o vendite militari per un valore di oltre 23 miliardi di dollari tra Stati Uniti e Israele. Le armi fornite dagli Stati Uniti dall'inizio della guerra di Gaza includono almeno 23.000 armi a guida di precisione, tra cui missili aria-terra Hellfire, droni e kit Joint Direct Attack Munition, che trasformano bombe non guidate in bombe "intelligenti", insieme ad altre armi simili, hanno detto i funzionari statunitensi. Israele ha ricevuto anche 58.000 proiettili d'artiglieria da 155 mm e munizioni per il sistema di difesa aerea Iron Dome.

Le spedizioni di armi senza passare dal Congresso non sono di per sé illegali ed è una possibilità anzi prevista dal potere dell'amministrazione in carica. Eppure, qualche dubbio c'è per la quantità enorme dello squilibrio tra quanto annunciato e quanto sarebbe stato effettivamente spedito. "Sebbene il Dipartimento di Stato non abbia l'obbligo legale di notificare i trasferimenti di armi al di sotto della soglia, l'utilizzo di questo processo per eludere ripetutamente il Congresso - come suggeriscono vendite di questa quantità - violerebbe lo spirito della legge e minerebbe l'importante ruolo di supervisione del Congresso", ha dichiarato al Wall Street Journal il senatore Chris Van Hollen, membro del Comitato per le relazioni estere.

Le ragioni dietro gli invii "nascosti"

Al di là del fronte normativo, la notizia fa sorgere riflessioni interessanti sull'operato dell'amministrazione Biden, che appare dunque molto convinta a tenere il più possibile fuori dalla vista pubblica la portata del suo sostegno militare a Israele. Perché? Il pensiero più immediato va alle elezioni di novembre. Gli americani sono stanchi delle guerre e i repubblicani stanno bloccando l'approvazione dei pacchetti di aiuti a Ucraina e Israele. Biden è invece criticato perché secondo i trumpiani a causa della sua debolezza i nemici di Israele e Ucraina sarebbero passati all'attacco. Il presidente dem, evitando pubblicità su ogni invio, cerca di tenere i fari spenti sul sostegno militare all'estero.

C'è anche un aspetto internazionale. L'azione di Israele contro Gaza è duramente criticata, non solo dai paesi musulmani del Medio Oriente, ma anche da tanti altri paesi del cosiddetto Sud globale e persino da quelli occidentali. La Cina ha definito gli attacchi su Gaza una "vergogna". E in molti vorrebbero un pressing maggiore di Washington su Netanyahu per fermare o rimodulare l'offensiva. Passare ogni volta per il Congresso farebbe capire in maniera esplicita che per Biden sin qui conta di più il rapporto con Israele, o forse spera che con più mezzi l'offensiva possa fermarsi prima del voto americano.

Ultimo aspetto: la divulgazione limitata potrebbe anche diminuire i dubbi degli altri alleati degli Usa, dall'Ucraina a quelli asiatici come Taiwan e le Filippine, che temono di finire in secondo piano rispetto a Israele e di vedersi cancellare o rinviare le spedizioni promesse. 






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