Esteri
USA. Il flop milionario del tycoon Michael Bloomberg
La valanga di denaro in pubblicità non ha aiutato ‘Minimike’
Una volta tanto il danaro non ha avuto la meglio sulla democrazia e sulle intenzioni del popolo.
Questo fatto è ancora più sorprendente se accade negli Stati Uniti dove, la parola denaro ha un significato e valore diverso da qualsiasi altro paese al mondo. Qui il denaro diventa un progetto di vita, un simbolo da mostrare in pubblico, una divinità per la quale si può sacrificare salute, famiglia, amicizie.
Un virus che entra nella testa anche a coloro che proprio di danaro non riescono a farne ma che ne hanno un disperato bisogno.
Il flop di Michael bloomberg
Qui, nella lotta fratricida tra il centro e la sinistra democratica, il vero perdente è Michael Bloomberg. ll magnate della comunicazione ed ex sindaco di New York ha messo sulla bilancia della corsa alle primarie dem il peso, non indifferente, del suo patrimonio stimato intorno ai 70000 milioni di dollari. Qualcosa di mostruoso se lo si paragona a quello di un altro non proprio in affanno economico come Donald Trump che può ‘mostrare’ un patrimonio di ‘soli’ 3000 milioni di dollari.
Ma forse proprio questa dimostrazione di straricchezza del 12esimo uomo più ricco al mondo non ha impressionato più di tanto gli elettori democratici e nemmeno ha attirato tanti giovani tra i 18 e i 29 anni meno interessati rispetto alle votazioni del 2016. Il suo motto ’Mike lo farà’ adesso suona un po’ stonato. Entrato,da snob, in campo esattamente 100 giorni prima del Super Tuesday si è presentato come ‘la nuova scelta per i democratici’ ma niente di lui sembra aver realmente affascinato la maggioranza dei votanti.
Già le intenzioni di voto della vigilia non davano spazio a tante illusioni.
Ben il 60% dei votanti in Colorado, Minnesota e Massachussets, tre dei 14 Stati in cui si votava, avevano dichiarato di non essere contenti di una vittoria del tycoon Bloomberg. Stessa musica in Carolina del Nord e Virginia.
Il flop di Michael Bloomberg
Il ‘MiniMike’, come più volte appellato da Trump per la statura non proprio da cestista, ha speso qualcosa come 500 milioni di dollari in pubblicità fino ad ora, solo nei 14 Stati del supermartedì. Almeno per questo è sicuramente entrato nella storia delle elezioni americane. Ha inondato di pubblicità le televisioni in cui appariva a volte insieme a Barack Obama, altre volte insieme ad una carrellata delle peggiori immagini di Trump. Ma niente da fare il video proprio non riusciva a ‘bucarlo’.
Secondo Advertising Analytics ha speso 71 milioni in California, 53 in Texas e 15 in Carolina del Nord , i tre stati più ricchi di delegati.
Bloomberg è accreditato per aver speso qualcosa come 200 milioni di dollari in più rispetto a tutti i suoi avversari.
Con molta onestà però Bloomberg aveva anche immaginato di non poter vincere in nessuno dei 14 stati ma ha continuato a sostenere di poter avere un numero sufficiente di delegati per andare alla Convention.
‘Non devi vincere gli Stati ma devi guadagnare delegati’ il suo motto.
Si vedrà, per adesso il flop è enorme, come pure i soldi spesi.
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