Esteri
Usa, la pandemia da oppioidi decisiva per la rielezione di Donald Trump
Analisi esclusiva di Raffaele Lovaste, Direttore dell’Istituto Europeo Trattamento Dipendenze
Ormai è l’ultimo miglio di campagna. In gioco la poltrona più importante del mondo. I due concorrenti diversissimi sotto tutti i punti di vista. Uniti soltanto da una seniority di oltre settant’anni. Molti i problemi del Paese sui quali attaccare l’avversario. Tre sopra tutti:la pandemia mondiale da Coronavirus, le proteste antirazziste di ‘Black Lives Matter’ e la crisi economica così profonda come mai si era vista sin dal 1929, l’anno della Grande Depressione.
Ma secondo Raffaele Lovaste, Direttore dell’Istituto Europeo per il Trattamento delle Dipendenze, un altro aspetto potrebbe giocare un ruolo determinante nella rielezione del repubblicano.
Cosa potrebbe incidere a sfavore di Donald Trump in questo momento che sembra sempre più vicino ad una tempesta perfetta?
‘Epidemia da Coronavirus e epidemia da overdose. La salute degli americani giocherà anche quest’anno un ruolo chiave nell’elezione del prossimo Presidente degli Stati Uniti e Donald Trump parte sicuramente in salita dovendo fronteggiare la drammatica contabilità delle vittime legata al sovrapporsi di queste due terribili epidemie (da Covid-19 e da overdose), una tempesta perfetta da cui sarà estremamente difficile uscire'.
Secondo Lei Trump è cosciente di questo rischio?
'Donald Trump, sicuramente a suo agio nelle rincorse elettorali, ha ben chiaro la portata di questa sfida ed ha già lucidamente puntato tutto sull’arrivo a breve di un vaccino sicuro ed efficace attraverso un’inedita ed audace partnership fra governo federale, comunità scientifica e industria farmaceutica capace di sviluppare un antidoto al Covid-19 in tempi assolutamente record’.
La californiana Moderna è in pole position per dare il vaccino agli Stati. peraltro già allertati, qualche giorno prima del decisivo 3 novembre.
Ma cosa successe nelle elezioni del 2016?
'Nel novembre 2016, quando Donald Trump, a sorpresa, viene eletto 45° presidente degli Stati Uniti d’America, il paese si trova nel mezzo di una drammatica epidemia di overdose con 63.600 morti nel solo 2016, in crescita di oltre il 20% rispetto all’anno precedente e tale da ridurre per la prima volta da anni l’aspettativa di vita degli americani’.
Quale la correlazione tra la vittoria del repubblicano e l'incidenza di tossicodipendenze e uso di droghe?
'Già allora molti analisti notarono la stretta correlazione fra gli Stati a favore di Donald Trump e l’elevata incidenza di tossicodipendenza ed uso di droghe. E’ vero infatti che, seppur di misura, Donald Trump si aggiudicò Stati tradizionalmente democratici quali Pennsylvania, Wisconsin, Michigan come pure i cosiddetti swing states (stati in bilico) Ohio e Florida, ovvero i più colpiti dall’epidemia di overdose negli Stati Uniti.
Non sorprende peraltro che l’incidenza di episodi di overdose fosse particolarmente elevata in queste regioni caratterizzate da una profonda crisi economica, elevati tassi di disoccupazione ed un diffuso senso di marginalizzazione ed abbandono. La narrazione di Trump di un rinnovato orgoglio nazionale riscosse in effetti uno straordinario consenso in queste comunità sofferenti ed umiliate da un costante declino economico'.
La pandemia da oppioidi aiutò Trump ai tempi?
‘Certamente.Il Presidente Trump rese la crisi degli oppioidi una delle priorità della sua campagna elettorale del 2016 facendo leva sulla tardiva e relativamente modesta azione intrapresa dall’amministrazione Obama contro l’epidemia di oppioidi; amministrazione che solo a fine mandato nel luglio 2016 ratificherà il Comprehensive Addiction and Recovery Act (CARA), la prima normativa ad affrontare il problema in modo strutturato e complessivo da quarant’anni.
Peraltro, il tema delle dipendenze è da sempre profondamente vicino a Donald Trump per la triste vicenda personale del fratello maggiore Freddy che soffrì di alcolismo fino a morirne nel 1981 all’età di soli 43 anni’.
E come si è mosso Trump dalla sua elezione?
'Nell’ottobre 2017, a meno di un anno dalla sua elezione, il presidente ha dichiarato la crisi degli oppioidi una emergenza nazionale per la salute pubblica. Da allora il Presidente ed il Congresso hanno investito diversi miliardi di dollari in fondi per il trattamento, la prevenzione e servizi di recupero ampliando in particolare l’accesso a farmaci specifici come il naloxone per contrastare gli episodi di overdose e la buprenorfina come terapia sostitutiva di elezione. Assolutamente senza precedenti nel settore, in ottobre 2018 il Congresso approva sostanzialmente all’unanimità il così detto SUPPORT Act (SUPPORT for Patients and Communities Act) normativa fortemente voluta dall’amministrazione Trump che dedica $8 miliardi nei prossimi 5 anni alla battaglia contro l’epidemia di overdose.Nel 2018, dopo 25 anni di ininterrotta crescita, i morti per overdose negli Stati Uniti calano per la prima volta a 68,557 con una flessione del 5% circa rispetto al 2017 ed il presidente Trump si accredita questo risultato sottolineando gli sforzi della sua amministrazione per espandere il trattamento delle dipendenze e limitare la circolazione di droghe.
Tutto merito di Donald Trump?
'L’inversione di tendenza del 2018 è largamente spiegata dalla riduzione dei decessi per overdose da farmaci oppioidi da prescrizione con cui prese avvio l’epidemia negli anni “90 (prevalentemente antidolorifici a base di oppioidi ad alto dosaggio prescritti / distribuiti con leggerezza da medici / farmacisti compiacenti e poi spacciati sul mercato al pari di droghe illegali) e dalla forte contrazione del consumo di eroina.
Le misure intraprese si rivelarono invece poco efficaci nel contenimento della circolazione e consumo di altre sostanze illegali, in particolare metanfetamine, cocaina e fentanyl tanto che nel 2019 il numero dei decessi per overdose ritorna a salire sfiorando la cifra record di 72.000 morti.In particolare i decessi legati alle overdose da fentanyl illegale sono in continua crescita un po’ ovunque e la stessa riscoperta dell’uso di metanfetamine provenienti dal Messico, sostanza molto diffusa negli anni ’90, è fortemente influenzata dal suo uso frequente in miscele con fentanyl per contrastarne l’effetto sedativo’.
Ma come mai adesso Trump non sta usando in campagna questo problema?
‘Perchè non è stato affatto risolto. Infatti la realtà odierna, in questo difficile contesto, e come anticipato dal New York Times, evidenzia una significativa ripresa della crescita di morti per overdose in gran parte del territorio americano con un tasso medio di crescita del 13% nei primi mesi del 2020 su un campione rappresentativo di circa il 40% della popolazione americana.
La profonda crisi provocata dal COVID-19 ha ingenerato infatti una grave crisi anche per quello che riguarda i processi di cura e prevenzione delle dipendenze. L’isolamento sociale prolungato, la contrazione dei servizi aperti, la delega al paziente di difficili funzioni di autocontrollo, la crisi economica conseguente al lockdown hanno deconcentrato il sistema dalle politiche sanitarie che prima avevano dato risultati importanti sul contenimento dell’epidemia di overdose’.
Tossicodipendenze, negli Stati Uniti una pandemia nella pandemia. Entrambe ancora irrisolte.