Esteri
Usa, sui sogni di Trump l’indagine "politica" dei fatti a Capitol Hill
Non solo i guai fiscali ma la spada di Damocle dell’assalto al Campidoglio
Mentre negli Stati Uniti la pandemia rallenta, anche se non ancora ad un ritmo di sicurezza, la popolarità di Joe Biden cala abbastanza rapidamente. La “fuga” dall’Afghanistan è sembrato un qualcosa di difficile da digerire per tanti americani.
Affiancato da un vicepresidente come Kamala Harris che, fino ad ora, ha deluso le tante aspettative riposte, il democratico sta aspettando con grande preoccupazione le elezioni di medio mandato del prossimo anno. La cartina di tornasole di come sarà il suo gradimento nel paese saranno le prossime elezioni del Governatorato in Virginia.
In ogni caso dall’altra parte, quella repubblicana, Donald Trump rimane sempre l’unico agguerrito avversario. Così determinato a ritornare in corsa da creare persino il suo canale social, chiamato “Truth Social” e nato, come affermato dal tycoon, “per combattere la tirannia di Big Tech”.
Trump e l'assalto a Capitol Hill
Una corsa seria, quella di Donald, verso una nuova partita per le prossime elezioni. Ma per lui, sulla strada di questa corsa, ci sono ancora un paio di ostacoli di non poco conto : da una parte i problemi fiscali della Procura di New York e dall’altra la “pseudo responsabilità” all’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill, il Campidoglio degli Stati Unti.
Già i primi eventuali procedimenti legali potrebbero creare grossi problemi all’ex presidente ma il secondo ostacolo potrebbe davvero essere la spada di Damocle agitata dai dem al “momento giusto”.
Fino ad ora l’FBI non ha trovato prova alcuna che l'assalto del 6 gennaio facesse parte di un complotto organizzato per ribaltare i risultati delle elezioni, e nemmeno che l'ex presidente Donald Trump o le persone direttamente intorno a lui fossero coinvolte nell'organizzazione della violenza.
In ogni caso ci sono stati quasi 600 arresti e 40 di questi hanno avuto l’accusa di cospirazione. A molti funzionari del Dipartimento di giustizia è parso però che i pubblici ministeri non vogliano infierire più del dovuto avanzando accuse pesanti di cospirazione sediziosa o racket. Ma se da una parte i giudici non sembrano voler andare a fondo, dall’altra la Camera dei Rappresentanti ha messo sotto accusa Trump con l'accusa di "incitamento all'insurrezione" dopo aver trascorso settimane a promuovere teorie del complotto sui risultati delle elezioni del 2020
Trump e l'assalto a Capitol Hill
Bennie Thompson, presidente del Comitato ristretto della Camera che indaga sull'attacco al Campidoglio, sta preparando un'indagine ampliata su Donald Trump che esaminerà se l’ex presidente aiutò addirittura a pianificare o conosceva in anticipo l'insurrezione. E questo altro non è che un chiaro segnale che la politica, i dem in particolare, non voglia lasciar cadere affatto nel voto quel momento drammatico e magari usarlo al momento "più appropriato".
"La nostra costituzione prevede un trasferimento pacifico del potere e questa indagine cerca di valutare le minacce a tale processo per identificare le lezioni apprese", ha affermato Thompson in diverse occasioni.
Le indagini stanno proseguendo in grande silenzio ma sicuramente rappresentano una svolta politicamente complicata e potenzialmente pericolosa per l’ex presidente.
La CNN ha indicato persino che il Comitato intenda ordinare ad un gruppo di società di telecomunicazioni di conservare i tabulati telefonici dei repubblicani della Camera sospettati di avere un ruolo nei raduni e nelle marce "Stop the Steal" prima dell'insurrezione.
Infuriato dalla piega degli eventi Trump ha minacciato di lanciare ricorsi in tribunale ma è quasi certo che il Comitato ristretto della Camera porterà avanti l’indagine per parecchi mesi. Per molti osservatori politici l’intendimento è chiaro : tenere l’ex presidente sulla “graticola” con di fronte l’ipotesi che, un risultato negativo per lui, possa uscire allo scoperto al momento giusto. Ed è questo che il vecchio leone repubblicano vorrebbe, a tutti i costi, evitare.