Esteri
Usa, via le statue confederate dal Campidoglio di Washington
Mozione passata alla Camera. Attesa la risposta di Trump
Il revisionismo storico/culturale partito dall’omicidio dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis e l’ondata di proteste successive hanno portato a decisioni inimmaginabili fino a qualche mese fa negli Stati Uniti. E’ pur vero che manca ancora l’approvazione del Senato americano e soprattutto quella di Donald Trump ma la decisione, storica ,di ritirare le statue della Confederazione del XIX secolo dal Campidoglio di Washington è passata alla Camera dei Rappresentanti in mano ai democratici.
Con 305 voti a favore, di cui 72 voti repubblicani e 113 a sfavore è stata approvata la mozione di ritirare le statue che si trovano in uno dei saloni più visitati dai turisti della sede legislativa di Washington. Ogni Stato ha due statue raffiguranti personaggi simboli della Regione. Tra le più criticate quella del giudice del Tribunale Supremo, Roger Taney, che confermò, nel 1857, che gli schiavi afroamericani non potevano essere considerati cittadini americani. Al suo posto il Maryland vorrebbe mettere la figura di un altro giudice, Thurgood Marshall, che fu invece il primo magistrato di colore della Suprema Corte.
Tra i commenti a questo risultato, quello della dem californiana Barbara Lee ‘questi dolorosi simboli di intolleranza non hanno ragione di essere ancora ’sventolati’ nella nostra società e soprattutto nel Campidoglio. E’ ora di smetterla di glorificare uomini che hanno tradito gli Stati Uniti nello sforzo di mantenere in catene gli afroamericani’.
Molti hanno proposto di mettere le statue rimosse nei musei di ogni Stato dove possano essere inserite nel loro giusto contesto storico con una spiegazione adeguata. Altri, in primis Nancy Pelosi, la numero uno della Camera, hanno proposto di mettere al loro posto le effigi delle donne più importanti della storia americana. La prima delle quali fu posta nel Campidoglio proprio dalla stessa Pelosi e raffigurava Rosa Parks, la attivista afroamericana che nel 1955 si rifiutò di cedere il posto ad un passeggero di pelle bianca.
Questa mozione della Camera viene subito dopo la decisione del Pentagono di non esporre più in tutti i suoi locali e le sue basi la bandiera confederata.
Ora è attesa la risposta del Senato e di Trump. Il Presidente ha sempre detto che le statue rappresentano una libertà di espressione e ha minacciato, per tutti quelli che hanno tentato di distruggerle, una pena di molti anni di carcere.
‘Law & Order’ è il motto ’trumpiano' insieme all’appello che ‘non possiamo cancellare la nostra storia'. Forse i bassi sondaggi di gradimento nei confronti del suo avversario potrebbero però far ricredere il Presidente che potrebbe far passare la mozione, non per proprio credo, ma per un chiaro interesse elettorale del voto afro.
Ma la partita è tutta ancora tutta da giocare.
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