Food
A Claudio Quarta un prestigioso 90/100 alla prima annata del Moros
la prima annata riceve i prestigiosi 90 punti da Wine Spectator e Robert Parker
MOROS, IL SALICE SALENTINO CHE CONQUISTA GLI USA
Straordinario debutto per il Salice Salentino prodotto nella piccola cantina di Guagnano da Claudio Quarta che già con la prima annata riceve i prestigiosi 90 punti da Wine Spectator e Robert Parker
Obiettivo Salento negli USA centrato al primo colpo per Cantina Moros di Guagnano, probabilmente l’unica “One Garage Wine” pugliese, sicuramente tra le pochissime realtà in Italia dedicate alla produzione esclusiva di un solo vino, peraltro in piccolissime quantità.
La prima annata di Moros, il Salice Salentino Riserva da sole 6mila bottiglie ad anno, che dà il nome alla cantina di Claudio Quarta nel cuore del Negroamaro e della DOP Salice Salentino, conquista le grandi penne americane e il palato dei più grandi giudici internazionali del vino. Robert Parker sul suo The Wine Advocate e Wine Spectator hanno infatti assegnato entrambi un prestigioso 90/100 alla prima annata del Moros, la pregiata vendemmia 2012, ormai etichetta da collezione, ad appena un anno dal suo debutto sul mercato internazionale.
Tanta emozione per questo risultato straordinario “che ci ripaga - commenta Claudio Quarta - degli sforzi e dell’impegno spesi per una sfida emozionantissima: ottenere un cru d’eccellenza da viti che hanno più di trent’anni, isolare l’intero processo produttivo per mantenere l’essenza autentica di un vino, il Salice Salentino, cha ha scritto la storia di questo territorio, e quindi dedicare solo ed esclusivamente ad esso la nostra piccolissima cantina. Dove applichiamo un concetto unico: “Un Vigneto, una Cantina, un Vino”. È un sogno che si avvera”.
Un sogno che gli dedica proprio l’America, il Paese d’adozione di Claudio Quarta, quando da ricercatore genetista e imprenditore bio-farmaceutico firmò un’operazione rimasta negli annali della Finanza internazionale, quotando prima sul mercato italiano e poi al Nasdaq di New York la società farmaceutica a cui aveva dato vita per salvare il Centro di Ricerche di Gerenzano, destinato a essere chiuso nonostante fosse noto in tutto il mondo per l’eccellenza della sua Ricerca. L’America che lo aveva allora fagocitato, dunque, dove è nato il suo progetto di vignaiolo italiano del Sud, oggi si innamora di lui e del suo vino.
Un vino che nasce nel Salento, da alberelli di Negroamaro e pochissimi ceppi di Malvasia nera, come da antica tradizione salentina, in un vecchio vigneto di 1 ettaro e 3 salvato dall’abbandono. La vendemmia è rigorosamente manuale e la resa è bassissima, poiché l’obiettivo è un’altissima qualità: solo 80 quintali di uva, invece dei 160 previsti dal disciplinare del Salice Salentino. Le uve vengono lavorate nella cantina di Guagnano e il vino viene trasferito per gravità giù nelle vecchie vasche della bottaia ipogea, dove riposano 12 mesi in barrique e in botti di rovere francese e americano, in un contesto produttivo noto per la originale compresenza di arte, architettura industriale e vino.