Food

"Hosteria degli Artisti", ecco il menù funzionale che educa il corpo al cibo

Eduardo Cagnazzi

La corretta alimentazione il segreto alla base dei piatti proposti dallo chef Antonio Serra. Una proposta che è frutto di uno studio con una nutrizionista

Pranzo di lavoro? Cena conviviale? In tanti sono angosciati al sol pensiero di consumare un pasto al ristorante. Eppure molti momenti della vita ruotano attorno al cibo, e questo -ovviamente- influisce sul benessere fisico. A Napoli ci pensa adesso l’”Hostaria degli Artisti”, ad educare il corpo al cibo. O meglio il cibo al corpo. L’hostaria vomerese propone il primo menù studiato per chi non è disposto a rinunciare né al piacere di mangiare con parenti, colleghi ed amici fuori casa, né ad una corretta alimentazione. Un segreto alla base dei piatti proposti dallo chef Antonio Serra, autodidatta con esperienze a Milano all’ombra della Madonnina, è l’altissima qualità degli ingredienti (figurano tra i suoi fornitori nomi come Adoro, Ardolino Carni, Armatore, Jolanda De Colo, Otranto, Umani Ronchi).  I piatti da lui preparati sono semplici, equilibrati, mai carichi di sale, zucchero o spezie; le cotture sono delicate, per evitare che annullino i benefici degli ingredienti. Le proposte in menù sono frutto di uno studio sul bilanciamento dei nutrienti (carboidrati, proteine, fibre e lipidi) effettuato dallo chef e dalla nutrizionista Sabrina Chimenz; così sia i piatti della tradizione che quelli ideati da Serra vengono ripensati per andare a comporre un menù funzionale, in modo tale che mangiare fuori non rappresenti più un problema, ma un piacere per chi si siede ai tavoli (pochi, il locale arriva ad un massimo di 28 coperti) dell’Hostaria.

Dunque una proposta intelligente, e trasparente, raccontata ai commensali con dovizia di particolari sia attraverso la minuziosa descrizione in carta sia dallo chef che, finito il lavoro in cucina, ripone il grembiule e si dedica a loro in sala.  L’idea di Serra, infatti, è proprio quella di far sentire i suoi ospiti come a casa, raccontando loro le sue creazioni culinarie. “Le mie ricette, anche quelle che mutuo dalla tradizione culinaria partenopea, sono tutte originali, riviste passo passo, ingrediente dopo ingrediente”, spiega lo chef che è anche titolare del locale. “Ritengo che l’olio sia di fondamentale importanza, perciò ho scelto di utilizzare quello dell’azienda napoletana Adoro. Per ogni piatto, poi, abbiamo il giusto vino da accostare. Il punto di forza della nostra carta dei vini è la versatilità delle sue proposte, ad esempio il Verdicchio dell’azienda Umani Ronchi si abbina bene a diversi miei piatti, come la “Colatura di Cetara” (linguine di Gragnano condite con aglio rosso di Sulmona, olio EVO, prezzemolo e colatura di alici) oppure il risotto al Mojito (riso Carnaroli lavorato a pietra, rhum Bacardi, burro di bufala, gambero rosa del Mediterraneo, menta fresca, lime, pepe verde in grani e petali di Parmigiano Reggiano 28 mesi)”.

Tutto questo rappresenta l’idea di offerta a 360 gradi, confessa Ugo Di Paolo, direttore del ristorante, che fa la spola tra Napoli e Londra. “Selezioniamo con cura i fornitori e cerchiamo sempre il meglio per dare la giusta resa qualitativa ai nostri piatti. Per noi è fondamentale l’equilibrio tra gusto e benessere, il nostro motto è “mangiare bene, per vivere bene. La nutrizionista Chimenz lavora con lo chef sulle dosi, sulla scelta dei cibi e decreta se il piatto finale regala benessere a chi lo consuma”.

Ecco, dunque, un modo nuovo per affrontare i pasti conviviali fuori casa in maniera più critica e consapevole, senza angosce o preoccupazioni, continuando a vivere queste situazioni in modo positivo e piacevole. Soprattutto pensando al corpo.