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Report e l'inchiesta sul vino: ecco che cosa non dice il programma di Ranucci

di Redazione Food

Stando al talk di Rai3 le aziende con alcuni stratagemmi sono in grado di produrre sempre la stessa qualità di vino

Gambero Rosso ha spiegato nel dettaglio la procedura che permette a un vino di ottenere la Denominazione d'origine

Report nella seconda parte della sua inchiesta sul vino andata in onda ieri sera ha sostenuto la tesi che l'utilizzo della chimica nell'industria vitivinicola, con in prima linea i lieviti selezionati, porterebbe a rendere il prodotto sempre uguale a stesso a livello di gusto, colore e grado alcolico. Si critica quindi il sistema che giudica i vini che vogliono ottenere la Denominazione d'origine (Doc o Docg) e riferimenti geografici (lgt).

Gambero Rosso afferma che Report non ha ben approfondito il meccanismo di giudizio dei vini e quindi riporta la legge secondo cui "chiunque intende commercializzare partite di vini Dop (comprendente vini Doc e Docg) e Igp deve sottoporre tali prodotti a preventiva analisi chimico-fisica ed esame organolettico, al fine di certificare corrispondenza delle stesse partite ai relativi disciplinari di produzione".

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A giudicare i vini c'è un apposita commissione, differente per ogni denominazione, che si compone di 5 membri iscritti in un albo regionale. Devono essere Tecnici degustatori o Esperti degustatori. I primi devono avere un adegutao titolo di studio (Diploma di perito agrario specializzato in viticoltura ed enologia o enotecnico; enologo; laurea in scienze agrarie con specializzazione nel settore enologico; laurea in scienze delle preparazioni alimentari con specializzazione nel settore enologico; titoli equivalenti conseguiti all’estero) e avere un'esperienza documentata nella denominazione per cui fanno domanda di almeno 2 anni. Gli Esperti degustatori devono avere invece 2 anni di esperienza sulla demoninazione.

Ecco come funziona una seduta d'esame per un vino: "Tu arrivi e ti siedi al tuo posto in questa sala studiata proprio per la bisogna. Hai superfici bianche intorno, un piccolo lavandino per vuotare e sciacquare i bicchieri.  - racconta un membro delle commissioni a Gambero Rosso - Le bottiglie sono anonime, ognuna ha un numero. Sai solo di che denominazione si tratta, di che tipologia e l’annata. Dalla tua postazione non puoi vedere gli altri degustatori o leggere le loro schede".

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"Per ogni campione devi formulare tre giudizi: vista, olfatto, gusto. E hai tre possibilità: idoneo, rivedibile, non idoneo. Ci sono delle sigle sui difetti: difetto di origine chimico-fisica, oppure sa di Brettanomyces (quindi biologico) ecc.Poi squilibrio, carenza di colore, torbidità". Le regole sono sostanzialmente identiche per i vini naturali.

Il vino viene approvato con voto di maggioranza. Se invece è rivedibile si stila un apposito verbale in cui si motiva la decisione. Il tutto viene poi inviato all'azienda. Per ogni seduta si assaggiano non più di 20 vini. L'azienda ha tempo 60 giorni per richiedere una nuova campionatura, che viene effettuata da un tecnico dell'ente certificatore. Si parla di 5 bottiglie: una va in archivio, una in laboratorio, 2 alla commissione e una per testimone dell'azienda.

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Un vino diventa automaticamente non idoneo se classificato per due volte come rivedibile. E' possibile fare ricordo all'apposita Commissione nazionale presso il ministero dell'Agricoltura. "In passato la percentuale di vini rivedibili o non idonei era più alta di oggi. Tutte le aziende ora hanno un enologo interno o consulente, ed è rarissimo trovare vini difettosi o fuori disciplinare – riporta un altro membro di una commissione – oggi i vini sono mediamente molto puliti e curati tecnicamente".