Green
Greenwashing, dai big dell'oil al fashion: i casi più clamorosi del 2022
Greenwashing e ambientalismo di facciata: nel 2022 i grandi colossi del settore petrolifero (ma non solo) hanno perseguito con pratiche "verdi" discutibili
Spostando poi lo sguardo verso il settore della moda, è impossibile non citare divesi case di moda che utilizzano la sostenibilità come mera faccia. Tra i brand, nell’analisi di Eco Business, viene preso in considerazione H&M. A luglio il marchio di moda svedese è stato citato in giudizio da un tribunale federale di New York per aver cercato di ingannare i consumatori attenti all’ambiente e disposti a pagare di più per prodotti ecologici con una linea di abbigliamento che presentava “schede di valutazione ambientale” nell’etichettatura, nella confezione e nel marketing. L’idea delle schede di valutazione era quella di informare il consumatore sulla sostenibilità di un articolo.
Ma alla fine l’azienda ha dovuto abbandonare l’idea dopo che un’autorità di regolamentazione olandese ha stabilito che aveva utilizzato “informazioni falsificate che non corrispondevano ai dati sottostanti“. A novembre il marchio è stato nuovamente citato in giudizio per affermazioni altrettanto ingannevoli sulla sua collezione Conscious Choice. I critici hanno affermato che il modello commerciale economico e veloce di H&M non può essere definito sostenibile, indipendentemente dalla quantità di cotone organico e riciclato.
Ocean Cleanup e la discutibile lotta ambientalista
Infine non resta che citare il caso di un’associazione ambientalista analizzata nel report. L’Ocean Cleanup sta cercando di eliminare la Great Pacific Garbage Patch dal 2013, quando l’olandese Boyan Slat, ex studente di ingegneria aerospaziale, annunciò che avrebbe affrontato l’inquinamento marino da plastica raccogliendola dal mare con una barca. A febbraio, però, Slat è stato accusato di aver inscenato un video che mostrava la spazzatura di plastica trascinata fuori dall’oceano.