Libri & Editori
5 titoli Oscar Draghi e Fantastica da esporre in libreria
Quando la magia del fantasy si unisce alla bellezza estetica: ecco le collane Mondadori che non hanno rivali
3) Babel di R.F. Kuang (Mondadori Oscar Fantastica)
Il primo titolo che proponiamo per la collana Oscar Fantastica è una recente pubblicazione giunta nelle librerie a fine agosto e molto promossa da Mondadori. Sui social network e nei media se ne è iniziato a parlare ben prima che divenisse disponibile: d’altra parte il bestseller della Kuang, una ragazza prodigio, ha già conquistato il mondo intero ed è stato definito da Alix E. Harrow “brillante, feroce, sensibile, epico e intimo; è sia una lettera d’amore che una dichiarazione di guerra. È un libro perfetto”. Con queste premesse non poteva che avere un grande successo anche in Italia, dove si è occupata della traduzione Giovanna Scocchera. Scrive nella sua nota all’inizio del volume: “Quando ho ricevuto la proposta di tradurre un romanzo fantasy sulla traduzione, ammetto di non essermi concessa neanche un secondo per pensare a una risposta che non fosse affermativa. Non sapevo che la traduzione, oltre a essere il tema centrale della storia, ne sarebbe stato anche il motore, un meccanismo a orologeria fatto di innumerevoli ingranaggi”. Babel è infatti un’opera viva, nel senso che entra in contatto con il lettore in maniera profonda, lo rende attivo e partecipe, chiedendo la sua collaborazione affinché la storia proceda e venga pienamente apprezzata.
Di che cosa parla, dunque, questo romanzo alquanto particolare, che nella collana Oscar Fantastica si presenta in una veste pregiata, accattivante, lodevole essa stessa per la capacità di fondere contenuto e contenitore in un’unica opera d’arte? Il protagonista è Robin Swift e, come nella migliore delle tradizioni fantasy, è un orfano affidato a un misterioso tutore che a un certo punto della sua vita si ritroverà a dover lottare contro un intero impero. Babel è l’illustre Royal Institute of Traslation presso l’Università di Oxford, il che ci permette di capire quanto anticipava poco sopra la Scocchera: la traduzione è il fulcro della trama e viene esplorata sia nelle sue potenzialità che nelle mancanze, in quanto porta inevitabilmente con sé – per ciò che rappresenta e per il ruolo che svolge – un atto di tradimento. Ecco allora che Babel ci appare già come un metalibro, ovvero uno di quei romanzi che non si limitano a raccontare i fatti, ma aprono una discussione attorno al modo stesso con cui questi fatti vengono tramandati, attorno cioè alla loro comunicazione. A complicare ancora di più le cose ci sono i due livelli di note a piè di pagina che l’autrice inserisce nel testo, ognuno dei quali contiene un punto di vista diverso: interno ed esterno alla storia.
Di base l’idea della Kuang è quella di dare potere e valore alle parole, attraverso un romanzo che, come spiega bene Giovanna Scocchera, “vuole spiegare, vuole svelare, vuole restituire dignità e importanza al lavoro della traduzione e dei traduttori”; non è però tutto qui, perché nel sottotitolo possiamo leggere Una storia arcana: comprendiamo allora che il passato da cui si parte per avventurarsi nel mondo del sapere e della conoscenza non è semplicemente l’ambientazione di Oxford nel 1836, ma si colloca in realtà molto prima e va ricercato nell’ambito dell’ancestrale. Ha scritto The Guardian a proposito di Babel: “È un’opera fantastica, a tratti commovente e feroce, con un finale che fa tremare i muri”. E qui ci fermiamo per non svelare troppo al lettore curioso, che dovrà scoprire da sé cosa si nasconde all’interno di questo stratosferico romanzo a più livelli di comprensione.
Si tratta senza dubbio dell’opera più ambiziosa di R.F. Kuang, autrice di origini cinesi trasferitasi da bambina negli Stati Uniti; affermare ciò significa elevare Babel su un piano superiore rispetto alle numerose opere fantasy in commercio, dal momento che quanto è stato scritto e pubblicato dall’autrice finora rappresenta già un traguardo notevole. A soli diciannove anni la Kuang, che oggi è appena ventisettenne, aveva già venduto i diritti del suo primo grande lavoro La guerra dei papaveri, capitolo iniziale di una trilogia fantasy di successo proseguita con La repubblica del Drago e La dea in fiamme (Mondadori, 2020). Anche in questo caso protagonista della serie era un’orfana, con la differenza che l’elemento fantastico veniva affidato al potere oppiaceo dei papaveri e al dono potente che essi risvegliavano in lei. La saga è stata in testa alle classifiche di genere per mesi in tutto il mondo, ma aveva una struttura più lineare che non ha nulla a che vedere con Babel. Questa volta gli intrighi si moltiplicano e starà al lettore seguirli senza perdersi nei meandri della trama. In un certo qual modo potremmo dire che la lettura di Babel è un’avventura nell’avventura.
Un altro elemento degno di nota che caratterizza questo libro è la vastità e l’eterogeneità dei temi trattati, pur usando sempre un linguaggio semplice arricchito di elementi magici: colonialismo, razzismo, tradimento o fiducia, il tema centrale della traduzione con il concetto di metatesto, il potere e ovviamente la lotta necessaria per raggiungere i propri obiettivi. Tutto questo e molto altro è presente all’interno di un unico romanzo di genere che insegna senza mai risultare accademico, guardando quindi ai fantasy della tradizione (quando la creazione di mondi paralleli non era mai fine a sé stessa, ma rappresentava quasi sempre una forma di critica sociale).
Ha raccontato l’autrice in un’intervista a CinaOggi: “Mi è sempre piaciuta la scrittura creativa, ma non ho mai ricevuto alcuna formazione formale prima di scrivere il mio primo romanzo, in parte perché io e i miei genitori eravamo entrambi terrorizzati dal fatto che non avrei potuto avere alcuna prospettiva di carriera in questo campo. Quando ho preso un anno sabbatico nel 2015-2016, improvvisamente ho avuto molto più tempo, perché non avevo i compiti da fare dopo il lavoro. Ho quindi scaricato Scrivener (un’app di elaborazione testi con un sacco di grandi funzionalità per gli scrittori) e ho impostato l’obiettivo di scrivere 2000 parole al giorno. Tre mesi dopo ho avuto pronto il mio primo manoscritto”. Abbiamo estrapolato questo segmento specifico poiché ci sembra significativo di come si stia evolvendo il “mestiere” dello scrittore per le nuove generazioni nell’epoca del digitale. Non più scuole di persona come un tempo, ma app multifunzionali che un domani con tutta probabilità verranno sostituite da intelligenze artificiali sempre più efficienti. Che sia un bene o un male per la scrittura resta ancora da vedere, sta di fatto che Babel rappresenta un’unicità anche per il modo in cui è stato concepito e per il percorso che l’autrice ha intrapreso per avvicinarsi al mondo della scrittura.