Libri & Editori

Editoria per ragazzi, settore trainante sottovalutato? Intervista a Fabio Geda

di Sara Perinetto

I lettori più forti in Italia sono i giovani che però non sembrano avere adeguati spazi e attenzione: ne parliamo con l’autore di Nel mare ci sono i coccodrilli

Per quanto riguarda la lettura, l’Italia è un paese per giovani. O forse no? tra i cinque maggiori mercati europei, abbiamo il più basso indice di lettura tra la popolazione adulta, e la maggior parte dei lettori totali è costituita da giovani. Eppure l’editoria per ragazzi non sembra essere proporzionalmente incentivata e pubblicizzata. Oltre ai “soliti” classici (che si leggono sempre volentieri!), Pitzorno, Calvino, Piumini, Rodari, quali nomi emergono? Cosa leggono e vogliono leggere i ragazzi e, soprattutto, le ragazze, visto che la popolazione femminile è quella che alza le percentuali di lettori in ogni fascia d’età?

Il problema esiste, librerie e biblioteche lo hanno capito e dedicano sempre più spazio e cura alle sezioni per bambini, ragazzi e youg adult, cosa che purtroppo non si può dire per giornali, riviste o tv, dove l’editoria per ragazzi non trova adeguato e sufficiente spazio per essere comunicata e condivisa. Eppure, sono tanti gli “addetti ai lavori” coinvolti, non solo autori, bibliotecari o librai, e ampliare il dibattito pubblico sul tema potrebbe anche essere una soluzione alla perenne crisi in cui versa l’editoria italiana, o almeno un ottimo spunto per cercare di risollevare il settore, quest’anno colpito anche dalle restrizioni dovute al coronavirus.

Anche perché l'area giovani si basa su una rete di supporto e pubblicizzazione fatta di social network e gruppi di incontro fisici e virtuali, dinamiche che, grazie alle restrizioni dovute alla pandemia ma anche alla naturale evoluzione digitale, dovrebbero esserci sempre più famigliari.

Ne abbiamo parlato con Fabio Geda, classe 1972, educatore, scrittore per ragazzi e per adulti, collaboratore del Salone del libro di Torino, della Scuola Holden, del Circolo dei Lettori e giocatore nell'Osvaldo Soriano Football Club, la Nazionale Italiana Scrittori.

Fabio, per prima cosa ti chiedo come stai e come hai passato gli ultimi mesi.

Direi che sto bene. Al netto della situazione caotica e ansiogena in cui siamo precipitati. Le persone a cui sono più legato, soprattutto quelle più anziane, come mia madre, hanno per ora evitato il contagio. Inoltre, ho passato il lockdown scrivendo, finendo di sistemare Storia di un figlio, il seguito di Nel mare ci sono i coccodrilli. Io ed Enaiat avevamo raccolto il materiale tra settembre e febbraio, per cui sono rimasto chiuso in casa, come tutti, giusto in tempo per iniziare a dargli una forma. Il libro è uscito persino in anticipo: avrebbe dovuto essere in libreria a ottobre, ma a giugno era pronto, così abbiamo deciso di pubblicarlo a luglio.

E ora quali sono i tuoi progetti?

Come sai, io ho un piede nella letteratura per ragazzi (che come amo dire è una letteratura per tutti) e uno in quella per adulti. Quando scrivo per lettori giovani o giovanissimi, libri come Berlin e Il lato oscuro della luna, mi diverto a esplorare i generi, ad esempio il post-apocalittico o il noir. Quando mi dedico ai romanzi che pubblico con Einaudi, invece, scrivo soprattutto per me: l’unica cosa a cui penso è che ciò che sto scrivendo deve soddisfare me in quel preciso momento. Negli ultimi anni ho scritto molto, ora non voglio mettermi fretta. Per quanto riguarda la letteratura per ragazzi, in coppia con Marco Magnone, coautore di Berlin, stiamo lavorando a una serie di libri noir con sfumature fantastiche. Quando scrivo per i ragazzi mi diverte molto schiacciare sul pedale del meraviglioso: quando ero piccolo erano quelle le storie che mi piacevano di più.

Com’è scrivere per i ragazzi?

È stupendo. La letteratura per ragazzi è un territorio fertile e stimolante. È più facile pensare in modo obliquo e sfondare la scatola della propria immaginazione. C’è poi il fatto che nella letteratura per adulti, anche involontariamente, si sente di più la pressione della recensione, del premio, del riconoscimento del testo da parte dei “salotti”. Gli autori per ragazzi mi sembrano più concentrati, e in modo sano, sull’efficacia del libro: se ai giovanissimi lettori cui è rivolto è piaciuto, se li ha tenuti incollati alla pagina, se li ha stimolati: evviva, quello è ciò che conta! Ah, e poi un appunto sul pubblico. Ciò che la letteratura per ragazzi ha di insuperabile è proprio il pubblico. Hai presente gli occhi di un ragazzino o di una ragazzina che hanno amato la tua storia e che magari si avvicinano per dirtelo? Be’, ti assicuro, sono sguardi che ripagano di qualsiasi fatica.

Eppure sembra un settore sottovalutato, quasi un po’ “snobbato”, nonostante piaccia molto e sia in crescita.

Se ne parla di meno e questo è motivo, per me, di grande fastidio. Perché ci lamentiamo che abbiamo pochi lettori adulti, ma poi non riflettiamo abbastanza sulla letteratura che dovrebbe formare proprio quei lettori adulti, soprattutto durante l’adolescenza. Ci sono autori per ragazzi straordinari, amatissimi, che fanno leggere decine di migliaia di giovanissimi, ma se vai dai giornalisti culturali a dire i loro nomi quelli ti guardano spenti. E questo è un problema, secondo me. Come dicevo, c’è una letteratura (quella cosiddetta per adulti) che ha grande spazio nel dibattito pubblico, e un’altra letteratura (quella rivolta, anche ma non solo, ai bambini e ai ragazzi) cui di solito vengono lasciate briciole di attenzione.

E allora come si fa a ovviare a questo problema, a farsi conoscere lo stesso?

Esiste un circuito, che sembra quasi una “riserva indiana”, dentro cui noi che ci occupiamo di letteratura per ragazzi ci muoviamo. Ad esempio, piccoli ma straordinari festival come Mare di libri a Rimini o Tuttestorie a Cagliari, o i programmi per ragazzi del Salone del Libro di Torino e del Festivaletteratura di Mantova, tanto per citarne alcuni. C’è poi una rete molto viva di insegnanti e addetti ai lavori, bibliotecari, librai per ragazzi, animatori, che si occupano di educazione alla letteratura. Ci sono gruppi Whatsapp e Facebook, una sorta di canale sotterraneo attraverso cui ci si tiene in contatto consigliando libri e discutendo. E poi esiste il meraviglioso mondo dei gruppi di lettura per ragazzi. Che sono tanti, anche se non quanti dovrebbero essere. Girano spesso intorno alle librerie e alle biblioteche, raccogliendo adolescenti e preadolescenti che si incontrano per leggere libri e discuterne. Un circuito assolutamente virtuoso che, appunto, dovrebbe trovare più spazio e avere maggiore visibilità nel dibattito culturale del paese.