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Nel cuore della malattia mentale con L’arte di legare le persone, Paolo Milone
Lo psichiatra Paolo Milone racconta nel suo libro d’esordio a cura di Einaudi il duro e commovente mondo dei malati mentali
Prima ancora di aprire il libro di Paolo Milone, L’arte di legare le persone, scorrendone la sinossi ci torna in mente tutto ciò che abbiamo letto di Freud, Jung, Alda Merini, Vincent Van Gogh e più di recente Daniele Mencarelli. La malattia mentale intimorisce tanto quanto affascina, che sia raccontato da chi tenta di curarla o da chi la subisce; così, sono innumerevoli gli scritti che la storia della letteratura ci ha consegnato a tal proposito.
Eppure, il tema non smette mai di essere attuale, perché nel giro di pochi anni le tecniche e le metodologie per trattare il paziente con disturbi della personalità si sono evolute in maniera incredibile: dall’elettroshock ad oggi, un mare di differenze; eppure, ancora tanti punti in comune, nodi da sciogliere che forse non troveranno mai risposta né soluzione.
Einaudi ha pubblicato di recente il primo lavoro letterario di Paolo Milone, psichiatra che ha prestato servizio in un Centro Salute Mentale e poi in un reparto ospedaliero di Psichiatria d’urgenza. Il suo è il punto di vista del medico, scrupoloso, compassionevole e talvolta civico; al contempo, però, raccoglie in sé anche la visione di tutti i medici, gli operatori sanitari e più in generale le persone che hanno deciso di dedicare all’altro – o meglio, alla cura dell’altro – la propria vita; infine, racchiude tra le righe le esperienze dei malati, ognuno diverso e quindi unico, difficili da comprendere e ancor più da raccontare.
“Non c’è nulla di teorico o di astratto, in queste pagine. C’è la vita del reparto, la sete di umanità, l’intimità di afferrarsi e di sfuggirsi, la furia dei malati, la furia dei colleghi, il peso delle chiavi nella tasca, la morte sempre in agguato, gli amori inconfessabili, i carrugi del centro storico e i segreti bellissimi del mare”.