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Violenza sugli uomini, "Umiliati": quello che i maschi finalmente dicono

Di Bernardo Oriali

"Difficile trovare un romanzo tanto spudorato e coraggioso sui temi della sopraffazione e della sofferenza maschile di fronte alla manipolazione femminile"

Umiliati è il nuovo romanzo di Roberto Vetrugno per Vallecchi Firenze: Affaritaliani.it ha intervistato l'autore

Difficile trovare un romanzo tanto spudorato e coraggioso su questi temi, quelli della sopraffazione e della sofferenza maschile di fronte alla manipolazione femminile, com’è Umiliati di Roberto Vetrugno (Vallecchi Firenze editore), che raccoglie dolenti – ma inquadrate in chiave ironica – storie di uomini e separazioni.

Un viaggio nelle atrocità della vita di coppia, quando uno dei due componenti è mancante di doti empatiche, affettive ed è invece tarato su frequenze ego-sintoniche, o peggio, narcisistiche. "La letteratura deve essere spudorata e coraggiosa, e a volte anche bastarda: colpire alle spalle" spiega l’autore, leccese, docente universitario di formazione linguistica e filologica. "Ho sentito l'esigenza di raccontare non la mia separazione ma l’assenza della separazione nella vita degli altri uomini".

Si spieghi meglio.

L'incubo del "rimaniamo insieme, riproviamoci", e tutte quelle frasi che si dicono le coppie morte quando non hanno il coraggio di lasciarsi e si distanziano, sempre di più fino a offendersi, a umiliarsi. Con due amici carissimi, che mi hanno supportato in ogni modo durante la mia separazione, e compaiono anche nel romanzo, abbiamo ragionato sulla condizione di infelicità di alcuni nostri amici e conoscenti sposati, da qui è nato il titolo Umiliati: un baratro in cui molti uomini, ma anche molte donne, cadono, anche per colpa loro. E per questo sono, siamo, dei post-maschi.

Il protagonista è un resistente o un combattente?

Nessuno dei due, il protagonista è un cazzaro, ha paura della sua violenza e della sua sofferenza, è confuso in quanto maschio contemporaneo: Alberto infatti appena si accorge che sta diventando violento fugge, non vuole subire più il conflitto e il dominio, non vuole soccombere alla coppia e nella coppia. È come il guerriero di Archiloco che getta lo scudo e scappa.

Per la sua esperienza ci sono tanti uomini incapaci di raccontarsi?

Un certo numero di uomini, non so se sono tanti,  sono nelle condizioni degli umiliati di cui il protagonista apprende le tristi vicende di coppia; e sì altri uomini sono nelle condizioni del protagonista, di pre-umiliato: lui osserva, non subisce, cerca di salvarsi imparando da chi sta peggio di lui. Tutti non sanno più amare la donna che hanno amato per molto tempo e non si sentono amati: ma non sono violenti, perché esistono anche maschi non violenti, tolleranti, impauriti; sono confusi, hanno una tremenda paura della solitudine perché sono stati avviati dai padri machi verso una vita in coppia eterna ma non la reggono, e non la reggono neppure le donne per fortuna!

Il ritegno degli uomini di fronte a certi temi è un esito dell'educazione machista?

L'educazione machista è finalmente al capolinea, il maschio bianco occidentale non è più macho e non vuole esserlo, si è rotto il cazzo, letteralmente: la sua struttura pene si è rotta e vuole diventare altro, non ne può più di essere Mandingo, vuole essere lindo e curato, depilato e corteggiato. Non vuole più cacciare, non ce la fa più, troppa fatica. Vi consiglio di andare in un posto dove i ventenni vanno a ballare e vedrete finalmente nuovi processi di fusione erotica.  

Possiamo dire che patriarcato e machilismo hanno creato e creano problemi agli stessi maschi?

Certo, enormi problemi: i primi a volersi liberare dal patriarcato in realtà sono i maschi, non aspettano l'ora di poter restare a casa col grembiule, progettare torte, giocare con i propri figli perché il maschio adora giocare, è superficiale. Non aspettano l'ora di preparare una torta per i figli e per una partner che finalmente è lei ad arrivare tardi dal lavoro. I nostri padri non giocavano molto con noi quando eravamo bambini,  mentre mia figlia quando aveva tre anni mi chiamava Fatone perché gli volavo intorno tipo Trilly.

A chi accusasse questo romanzo di maschilismo cosa risponderebbe?

No, non è affatto maschilista. Il titolo è provocatorio, il punto di vista è maschile ma riguarda l'agonia della coppia e della famiglia tradizionale. L’immagine della famiglia di tre o quattro componenti che riproduce la le sue giornate in maniera seriale, consumando per tutta la vita merendine chimiche è ormai sbiadita… ho sempre sospettato che il padre o la madre del mulino bianco prima o poi esplodessero in un attacco isterico, credo che ciò sia accaduto. Non è un caso che si vedano sempre più pubblicità con un figlio e un solo genitore.