MediaTech

Assoprovider, un emendamento per ridurre i contributi per frequenze licenziate

Eduardo Cagnazzi

Un passo in avanti per portare uguaglianza nel mercato delle telecomunicazioni. Una modifica alla legge di Bilancio proposta da Michele Gubitosa (M5S)

Un grande passo in avanti per portare uguaglianza e crescita nel mercato delle tlc in Italia. Il deputato Michele Gubitosa (M5S) ha appena presentato un emendamento alla Legge di Bilancio (101-bis) che mira a ridurre i contributi per la concessione dei diritti di uso delle frequenze licenziate, a favore dei piccoli e medi operatori delle tlc. Una riduzione che è un cavallo di Assoprovider, l’associazione dei provider indipendenti, destinato ad avere un impatto straordinario per tutto il comparto dei piccoli e medi operatori delle tlc: più crescita del mercato, più opportunità di lavoro e la riduzione del digital divide, grazie all’incremento della banda disponibile sulle dorsali dei provider Internet. 

“Il costo delle frequenze punto punto provoca una distorsione del mercato. Il meccanismo di sconto sulle quantità, secondo il quale più clienti un operatore ha e più sconto ha sulle frequenze, provoca una differenza del 400% tra il contributo amministrativo pagato da un piccolo operatore e quello pagato da un grande utilizzatore dello stesso identico bene pubblico”, denuncia Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider. A questo si aggiunge un altro aspetto preoccupante, i contributi amministrativi risultano i più alti d’Europa, ben 10 volte maggiori di quelli richiesti per altri Paesi”. 

L’emendamento alla Legge di Bilancio presentato dal deputato Michele Gubitosa, da tempo sensibile alle cause dell’associazione, punta a ridurre il contributo per le frequenze licenziate, per le imprese che erogano il servizio a utenti finali in numero pari o inferiore ai 50mila. In particolare, ecco come si divideranno i costi delle frequenze, secondo l’emendamento: “Due euro per ogni MHz nella gamma di frequenza superiore ai 14 Ghz; 4 euro per ogni MHz nella gamma di frequenza tra un valore pari o inferiore a 14 Ghz e un valore pari o superiore a 10 GHz; euro 8 per ogni MHz nella gamma di frequenza tra un valore inferiore  10 GHz e un valore pari a 6 GHz; euro 16 per ogni MHz nella gamma di frequenza inferiore a 6 GHz.” 

“Speriamo che le forze politiche siano pronte ad appoggiare questo emendamento che ha già incontrato il favore non solo degli operatori, ma anche di authority, come Agcom. Si tratta di una misura necessaria, ancora più oggi, in un momento delicato del Paese che ha bisogno, sia lato aziende che privati, di più digitalizzazione”, continua Bortolotto.  La salvaguardia dei posti di lavoro e nuove opportunità Se l’emendamento passasse si assisterebbe a una vera rivoluzione del mercato delle tlc in Italia, favorendo i piccoli e medi player che potranno offrire una connessione di maggiore qualità nelle cosiddette aree a fallimento di mercato. Ma soprattutto, servirà a creare posti di lavoro e a salvaguardarli, risolvendo in una sola volta tanti problemi del comparto, tra cui quelli delle aziende produttrici di apparati che oggi non riescono a venderli a terzi, proprio a causa della soglia alta dei contributi.  

Lo scorso mese, l’associazione aveva già inviato una lettera al Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, chiedendo l’estensione dello sconto del 75% sull’uso delle frequenze, anche agli operatori con meno di 50mila utenti.  “Chiediamo al ministro di intervenire urgentemente per rendere un bene pubblico le frequenze licenziate che sono uno strumento realmente disponibile per combattere il digital divide e per porre fine alla enorme distorsione alla concorrenza tra grandi operatori nazionali e piccoli operatori locali”, si legge nella lettera che puoi scaricare qui.  Assoprovider è l’associazione che dal 1999 riunisce i primi fornitori di Internet (gli Internet Service Provider) che hanno contribuito con le loro battaglie contro le multinazionali a diffondere la Rete nel Paese. Tra le conquiste dell’associazione, l’approvazione della “Legge Salvaprovider”, che ha equiparato gli ISP agli operatori telefonici. E la liberalizzazione del Wifi nei locali aperti al pubblico o aree confinate di frequentazione pubblica.