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Giovanna Botteri e i suoi problemi con Trump

Giuseppe Vatinno

La Botteri ora ce l'ha con l'eredità di Trump

Giovanna Botteri è la corrispondente Rai da New York da moltissimi anni. Lauto stipendio, sede prestigiosa, il fiume Hudson sullo sfondo dei collegamenti (mica Tor Bella Monaca come i suoi meno fortunati colleghi).

Segni particolari: ce l’ha con Donald Trump, Presidente eletto degli Stati Uniti d’America.

Ieri sera, sempre da Maurizio Mannoni a Linea Notte su Rai3, gongolava e sprizzava gioia da tutti i pori, con sorrisetti ironici e compiaciuti: finalmente il mondo sapeva la verità. Trump aveva ereditato tantissimi milioni di dollari dal padre che li aveva nascosti al fisco.

La fonte della terribile accusa? Ma naturalmente il New York Times, che è il perno della rete internazionale di potere mediatico dei radical chic. Un giornale che pensa di potere fare politica estera al posto del Dipartimento di Stato e che negli anni è stato il vessillifero del (falso) politically correct. Ma torniamo alla Botteri.

La sua particolare crociata data addirittura prima che il tycoon americano fosse eletto. Già da allora la Botteri ne paventava l’arrivo. Lei, sacerdotessa del politically correct, non tollerava e non tollera quell’omone burbero che dice le cose come stanno e senza mezzi termini, rifuggendo decenni di melassa. Certo Trump è spesso scortese, brusco, sopra le righe e un po’ di moderazione non gli starebbe certo male, tuttavia è peggio appunto chi, facendosi scudo dell’ipocrisia, non vuole vedere la realtà come è e la indora e la avvolge di marmellata melensa.

Oltretutto proprio il politically correct ha rovinato la sinistra mondiale dopo anni di presa in giro proprio di quella classe sociale, la medio - bassa, che a parole diceva di proteggere e nei fatti ha sconquassato.