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Google è morto, Facebook pure e anche noi non ci sentiamo tanto bene

Di Angelo Maria Perrino

Google è morto, Facebook pure e anche noi di Affaritaliani, non ci sentiamo molto bene... Potremmo  usare la celebre frase di Ionesco, poi rilanciata da Woody Allen (“Dio è morto, Marx pure e anche io non mi sento molto bene”) per descrivere il nostro sgomento e il nostro stato d’animo sofferente e corrucciato  di fronte al forte e inspiegabile calo che ha colpito nelle ultime settimane il traffico del  nostro sito.

Che cosa è successo? Vai a capire... Noi siamo sempre gli stessi, anzi ci siamo rafforzati con nuovi qualificati innesti di bravi colleghi e con nuove rubriche, il prodotto, la formula  sono rimasti gli stessi, i nostri articoli pesano, vengono ripresi dai colleghi, impattano e influenzano eppure...

Eppure il traffico si è misteriosamente ridotto rispetto ai botti generalizzati dei siti di news del primo lockdown, quando avevamo totalizzato fino a 13 milioni di utenti in un mese.

Che cosa è successo, dunque? Non capiamo e ci stiamo lavorando per capire e intervenire risalendo.

Con dei dati certi: osserviamo dal contatore di Analitycs che Google è quasi scomparso come sorgente di traffico di Affaritaliani. Cioè da Google non ci arrivano più lettori. E Facebook certi giorni va a singhiozzo e col freno a mano.

Risultato: reggiamo il colpo grazie al nostro brand riconosciuto e apprezzato in tutta Italia, alla nostra informazione indipendente e croccante, alla nostra capacità di mixare l’alto e il basso dell’attualità, al peso che abbiamo raggiunto in politica ed economia che sono i nostri settori core.

Ma da Google e dai social nisba o quasi...

immagine numeri
 

immagine numeri google
 

immagine numeri facebook
 

Le tabelle sopra di Analitycs mostrano cosa sta succedendo alle 12.20 di sabato 3 aprile: in questo momento, su Affaritaliani.it vi sono 1.163 persone. Di queste,  11 arrivano da Google, 43 da Facebook, gli altri sono nostri fedeli lettori che non provengono nè da motori di ricerca nè dai social. Come si vede dai dati, la nostra comunità, nonostante lo scenario esterno, c'è e continua a credere nel nostro giornale e noi andremo avanti con la forza di sempre

 

E purtroppo se privato di colpo  di queste  sorgenti di traffico, neanche il giornale più ricco e autorevole del mondo può star sereno e fregarsene. Tant’è che nelle migliori famiglie editoriali prosperano gli esperti di seo e di social, che hanno soppiantato i giornalisti e sono pagati profumatamente per attirare con le loro stregonerie il traffico e stimolare i clic.

Internet doveva essere un luogo nuovo di indipendenza per le mille voci silenti di cui è pieno il mondo. Una second life dove rilanciare l’autonomia compromessa dei giornali e degli editori puri abbattuti ed estromessi  dalle scalate dei poteri finanziari che usano i giornali per potere.

Invece l’informazione nella grande rete è finita concentrata nelle mani forti dei colossi americani dell’algoritmo e dell’intelligenza artificiale. Sono loro, spostando quantità gigantesche di clic, a dare le carte e a fare i giochi.

Aiutati in questo loro predominio dall’ingenuità e dalle abitudini prevalenti dei lettori che ormai si informano solo cercando i temi chiave sui motori di ricerca e sui social e mandando in soffitta la fidelizzazione verso il proprio giornale, la delega fiduciaria alla testata di riferimento, il senso di appartenenza a una comunità legata al proprio organo  di informazione, coerente con le proprie idee, i propri valori, la propria visione del mondo.

Ci si informa così, casualmente e random. Leggendo il pezzo condiviso dall’amico o  inserendo su Google l’argomento che si vuole approfondire e cliccando casualmente sui siti che Google ci invia, in risposta alla nostra ricerca.

"Dove l’hai letto?”. “Su Internet”, si risponde, genericamente, quando si viene interrogati sulle proprie fonti. Come se una fonte valesse l’altra, l’informazione fosse neutra e oggettiva, Internet fosse un’entità editoriale certa e certificabile.

“E’ la Rete, bellezza, e tu non ci puoi far niente”, si potrebbe dire, parafrasando un’altra famosa citazione dal film Prima Pagina.

Già, ma perché su Affari Google è morto e Facebook non si sente tanto bene? Ci stiamo ovviamente lavorando, cercando di entrare nelle segrete cose e negli arcani di questi mondi e di questi linguaggi iniziatici.

C’è chi dice che sono sbagliati i nostri linguaggi seo e software, chi dice che dipende da difetti del nostro sistema di publishing, chi dice che si è inserito qualche hacker malevolo, chi infine attribuisce alla nostra informazione sul Covid troppo ”libera” e  fuori dal coro il nostro peccato mortale che ci ha penalizzato e bannato.

Vai a capire...

Ci siamo affidati a degli esperti che ci stanno studiando. Vi terremo informati.

Intanto noi, pur colpiti duramente, non abbiamo perso la voglia di esserci e di portare avanti, come Davide contro Golia,  il nostro progetto di giornale indipendente e di informazione senza filtri e senza padroni.

Naturalmente il nostro successo dipende da voi lettori e dal vostro sostegno attivo. Leggeteci e fateci leggere dai vostri amici segnalando loro i nostri pezzi.

Se la nostra comunità di lettori, costruitasi intorno al primo quotidiano online in questi suoi primi 25 anni di vita, ci legge e ci condivide, non ci sono ostacoli insormontabili e piovre invincibili. E niente è impossibile.

Ma stateci vicini e diamo prova, insieme,  di saper contare.

Buona Pasqua a tutti.