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Israele, il nulla nulleggia: la tv in mano agli Esperti Bignami

di Maurizio De Caro

Bestiario talkista, dal Covid all'Ucraina: sempre loro a pontificare

Dal Covid a Israele: la tv in mano ai tuttologi 

Fanno finta di indignarsi, sanno le oscure verità che i poveri mortali spettatori non conoscono, hanno informazioni di prima mano e parlano ben sapendo che dall’altra parte dello schermo non c’è più nessuno perché gli italiani da sempre preferiscono gli sceneggiati.

Perchè i talk show muoiono? Forse perché la faccia sofferente di Mieli è diventata indigesta, perché ha conoscenze improbabili dalla meccanica quantistica alla morte dei Romanov, come uno storico vero, sanno di medicina come di gruppi extra-parlamentari, ma la faccia è sempre quella.

Nel tinello mediatico indifferenziato, molto meglio la Cucciari o la Fagnani che se la tirano meno, ogni argomento è lecito perché nessuno sa nulla e non lo nascondono, altrimenti la tuttologia sarebbe un corso di laurea, ma loro da Formigli o da Floris che assomigliano pericolosamente ai fratelli De Rege, per una forma forzata di avanspettacolo che non fa ridere più nessuno, tranne Cairo e pochi fortunati che fanno il grano con la pubblicità. 

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Iacona è un inno allo sbadiglio che concilia il sonno, e le sue inchieste sembrano quelle fatte dal giornalino del liceo Manzoni, forse più scadenti, perché credono di incidere sull’opinione dei quattro gatti che ancora cercano un sonnifero sicuro davanti allo schermo.

Stanno dalla parte della convenienza, stanno dalla parte dell’interesse, e pubblicano libri che finiranno per creare uno spessore sotto i tavoli traballanti dei narcotizzati italici.

Certo ognuno dei comici involontari ha il suo stile, chi è seriamente preoccupato, chi urla alla telecamera che neanche il povero Sgarbi, chi si incastra in circonlocuzione pseudo geo-politiche. C’è poi chi ride sempre, ma sembra una smorfia, un ghigno come il galletto Cazzullo neo-promosso per affossare senza pietà audience, soprattutto quando si crede di poter spaziare su tutto lo scibile umano, con una superficialità teorica e culturale imbarazzante.

Tanto oltre a non accorgersene nessuno, non ci sarà mai un contraddittorio serio con queste nuove maschere della commedia all’italiana, e molti direttori di quotidiani si accodano pedissequi nel salottino, per avere un minuto di vanagloria.

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Oggi la star è la sedicente ambasciatrice (hanno già informato che non ha il titolo) che ha sostituito altri che ci eravamo dimenticati, nella ciclicità dei casting, Elena Basile che con puntiglio scardina le banalità del panel dormiente, e argomenta con furore lasciando studi e conduttori che probabilmente già sentono la fine del contratto di lavoro.

E’ sempre stato così ma oggi con l’esplosione delle occasioni di chiacchiera che poi si riduce al un rumoroso gossip, anche sulla striscia di Gaza, sul long covid, sulle scommesse nel calcio, e sulle penali che dovrà pagare Spalletti al Napoli, sanno tutto perchè non sanno nulla, e dicono ancora meno e su questo “il Dostoevskij napoletano” Roberto Saviano è un gigante.

E’ l’ espressione compiuta della frase di Heidegger: “Il nulla nulleggia”, ma lui oltre a parlare di qualsiasi argomento di “cultura generale” crede purtroppo di essere un intellettuale, e come tale si atteggia, pontifica. Tutti glielo hanno fatto credere, ed è sempre meglio che lavorare.

Purtroppo non si salva più nessuno e non serve perché nella banalità, nella retorica e nell’elaborazione delle frasi fatte, uno qualunque come Damilano, maestro in questo campo, continuare a reiterare il vuoto sul fascismo, sul sionismo, sulla lunghezza delle gonne per quest’anno, sull’opera lirica, scusate mi ero dimenticato, come tutti, di Augias, eterno protagonista del palinsesto dall’epoca di Bernabei.

Quindi capite perché le notizie e la televisione diventeranno un rumore di fondo mentre gli altri, il mondo, si informerà con altri mezzi, lasciando a mia nonna (che crede ancora alla Gruber), lo spazio per giustificare la loro insopportabile esistenza.

Almeno la Basile sbagliando i cognomi dimostra che, non serve occupare “manu militari”, lo schermo: dalle previsioni del tempo a Ballando con le stelle, per farsi ricordare, per dare un senso al loro essere pervicacemente nel solo spazio che riconoscono e condividono con i simili: l’ignoranza esibita a canali unificati.