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Media e tv, la decadenza del giornalismo italiano

di Vincenzo Olita *

Il nostro liberalismo ci preclude di condividere l’onnipresenza dello Stato anche in questi ambiti, tuttavia, nello stesso tempo crediamo che la vicinanza ai bisogni elementari dell’Umanità non possa essere, silenziosamente, delegata ad organizzazioni che, in nome del volontariato, si ergono ad amorevoli paladini delle genti dopo aver, specialmente nei livelli apicali, assicurato il proprio tornaconto. Sarebbe necessaria una ricognizione sul panorama internazionale del presunto e vero volontariato proprio per certificare e assicurare a quest’ultimo trasparenza operativa e dignità esistenziale.

Impegno investigativo non facile, la maggior parte di queste benefiche organizzazioni si son date una veste globalista che le consente di esplicitare il loro impegno anche per l’ambiente, parità di genere, migrazione e quant’altro possa essere in sintonia con visioni e strategie del globalismo politico e delle sue centrali, dall’ONU all’Unione europea, tra i maggiori finanziatori pubblici, le cui risorse rappresentano, in molti casi, la maggioranza delle entrate.  La complementarità di sussidi pubblici e donazioni private è indispensabile a un volontariato pervaso da professionismo e managerialità, dove si implementano le richieste di donazioni con la sollecitazione sempre più estesa di lasciti testamentari.

In Italia, un'indagine di Hay Group ha evidenziato che, circa il 50% dei dirigenti e dei quadri del settore non profit proviene ormai da aziende tradizionali. Nel 2011 suscitò stupore, placato sul nascere, la buonuscita di Irene Khan, segretario generale di Amnesty International, liquidata con 500 mila sterline dopo aver percepito uno stipendio annuo di 132 mila sterline e quella di 300mila sterline della sua vice, Kate Gilmore. Nel 2018 il direttore di Save the Children USA percepiva uno stipendio annuo di 365 mila dollari e il direttore di Care International 250 mila dollari.

Ancora a nudo le criticità per emittenza e giornalismo, per la prima è ancora troppo diffusa la sua percezione di totem credibile e intelligente, per l’informazione poi non si arresta il suo impoverimento deontologico. Certo, la responsabilità nel mandare in onda spot e appelli su cui ci sarebbe almeno da interrogarsi, evidentemente, è della proprietà, politica per la Rai, degli gli azionisti di maggioranza per le private. Tra queste si distingue La7 di Urbano Cairo per quantità e frequenza di messaggi, chissà in quanti crederanno ad un’ulteriore mano benefica? Ma per i giornalisti? Niente da rilevare, del resto il giornalismo d’inchiesta in Italia è una branca semisconosciuta che scopre tutto ex post; la sua specialità resta il cinguettare con la politica e il suo sottobosco.

Ancora un esempio dalla cattiva maestra, questo più che ventennale. Sì, perché da tanto Bruno Vespa pubblica, annualmente per Natale, il suo libro edito da Mondadori, a volte dalla ERI, azienda editoriale della Rai. Se fosse solo così, nulla osta, fatti privati. Diventano pubblici nel momento in cui lo scrittore ogni anno in novembre avvia una massiccia campagna di presentazione del volume accreditato come storico-politico. Si tratta di svariate decine di comparsate su tutte le trasmissioni delle reti pubbliche e delle maggiori private, dove colleghi giornalisti, adulatori esperti, si adoperano, con compiacenti domande, per evidenziare lo spessore del volume e subliminalmente indurre all’acquisto.

A onor del vero trattasi solo di chiacchiericcio politichese, osservazione che nulla aggiunge al nostro ragionamento, se non per chiederci, a proposito di storici, che cosa dovrebbe prevedere la Rai in occasione dell’uscita di un volume di un gigante della storia medievale, un nome per tutti, Franco Cardini? Per un jolly del giornalismo, gran navigatore nell’arco costituzionale, si ignorano i conflitti d’interesse, si allestiscono palcoscenici su cui rappresentare sceneggiate per occhi innocenti, per altri, sconsolate riproposte di una cattiva maestra e di un’infelice professione.

L’adulazione è un commercio di menzogne, fondato da una parte sull’interesse, dall’altra sulla vanità. Charles Rollin, Histoire Ancienne

*Direttore di Società Libera