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Norma Rangeri lascia la direzione del Manifesto. Ecco chi la sostituirà
La giornalista annuncia l'addio al Manifesto dopo quasi mezzo secolo con un editoriale in cui racconta i momenti salienti della sua carriera
Rangeri ricorda inoltre che durante gli anni della sua direzione, “è cambiato il mondo, e siamo cambiati anche noi”: la tragedia dei migranti, i nazionalismi e sovranismi in Europa e negli Stati Uniti di Trump. “In Italia abbiamo assistito all’involuzione progressiva del Pd, da Bersani a Renzi, alla fuga degli elettori, anche dalle forze di sinistra, fino alla clamorosa e positiva svolta con la leadership di una giovane donna come Elly Schlein”.
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Facendo un bilancio, Rangeri descrive gli anni da direttrice come “molto intensi e appassionati, difficili e facili, tristi ed entusiasmanti. Il momento più drammatico fu quando la redazione si spaccò, avendo come seguito la mia nomina a direttrice, e l’uscita dal giornale di una parte consistente dei fondatori, Rossana Rossanda in primo luogo”.
Infine, la direttrice si congeda con una raccomandazione al prossimo direttore: “Il Manifesto va maneggiato con cura, impegno, pazienza, dedizione e, in primo luogo, rispetto verso una incomparabile storia”.
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Fabozzi candidato unico alla direzione del Manifesto
Il 27 giugno, secondo una prassi unica sicuramente in Italia ma anche nel mondo, tutti i membri della cooperativa del manifesto, 30 giornalisti e 22 poligrafici, eleggeranno il nuovo direttore. Candidato unico Andrea Fabozzi che al primo voto deve ottenere - per insediarsi - la maggioranza assoluta. Nelle votazioni successive il quorum cala. Fabozzi, 52 anni, è al manifesto da vent’anni, è stato anche il caporedattore centrale, ora è al servizio Politico, grande esperto di giustizia e riforme.