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Ode a Camillo Langone, perché non possiamo fare a meno della sua penna
Langone, con la sua Preghiera su Il Foglio, è una ventata d'aria fresca: non cerca compiacenza, non sconfina nel moralismo e non cincischia nella politica
Ode a Camillo Langone, perchè la sua penna è diventata fondamentale per il giornalismo italiano
Più leggo Gramellini e più adoro Langone. Da un po’ di tempo campeggiano sulle prime pagine dei quotidiani rubriche brevi a firma di giornalisti - più o meno affermati - che giornalmente raccontano un fatto e danno un’opinione sui più svariati temi (non sempre legati all’attualità). Queste rubriche cercano l’originalità, a volte perseguono l’effetto, spesso mirano all’anticonformismo e quasi tutte dopo un po’ stancano.
Ce n’è una invece che ogni mattino cerco con bramosia perché si differenza totalmente dalle altre e perché non so mai quel che ci troverò. Parliamo della Preghiera di Camillo Langone su Il Foglio. Sarà perché Langone non cerca quello a cui gli altri puntano, non cerca la compiacenza, non sconfina mai nel moralismo, non cincischia nella politica.
Langone celebra i santi (ma chi lo fa ancora?), la provincia, quello che a Londra non c’è, le chiese sconosciute ai più, le cravatte (anche quelle di pelle, contro la vulgata dello scamiciato), i vini autoctoni (e non gli champagne puzzolenti), il caffè di mezzanotte all’autogrill, i girocolli tinta unita made in Italy, i libri (e non le serie tv), il tabarro, il pigiama, le poltroncine di velluto dei ristoranti (da frequentare rigorosamente all’interno e non nei deprecabili dehors sotto il sole), il primato della carne che si mangia. Langone ci parla di uomini e donne, ci ricorda i passi del Vangelo, sceglie la pittura (e non le Biennali e le installazioni), si dichiara conservatore nel senso letterale del termine in un contesto liberaleggiante estremo.
Di recente ci ha regalato due autentiche perle. Prima ha esaltato i lavoratori (di fatica) che mangiano, quelli che reggono questo mondo desideroso di cadere e che non capiscono Lundini, poi è arrivato a rimpiangere il cassonetto indifferenziato della raccolta dei rifiuti contro il diffondersi della raccolta differenziata e lo fa a modo suo: “la raccolta differenziata è sottomissione, il cassonetto è indipendenza, ci butti i rifiuti che vuoi, quando vuoi, come vuoi”. Langone è una boccata d’ossigeno nel plumbeo proliferare dei vari Scanzi e fratellini, quindi preghiamo che la sua Preghiera resti così com’è il più a lungo possibile. Grazie Camillo!