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Giornaloni malandrini: rubano (di nuovo) ad Affaritaliani scoop ed esclusive

In meno di un mese sette articoli del nostro giornale sono stati "trafugati" senza citare la fonte. Ora basta

I giornali rubano gli scoop di Affaritaliani.it

Diceva Herman Melville che “è meglio fallire nell’originalità che avere successo nell’imitazione”. Noi, più prosaicamente, diremmo che essere originali è meglio... che fottere. E che chi copia impunemente, senza citare la fonte si merita un'altra affermazione celebre, quella di Louis Armostrong che disse "sono in molti a copiare la Gioconda, ma la gente continua a fare la fila per vedere l'originale". Affaritaliani.it da 27 anni può fregiarsi della certezza di essere originale, fuori dal coro, fuori dagli schemi. Ha una redazione piccola ma agguerrita, fatta di persone che sanno dove guardare, che tirano fuori il fiuto dei cronisti veri.

Nell’ultimo mese si sono succeduti sette episodi, però, che rendono Affaritaliani.it non più un esempio da seguire, ma semmai una vittima da proteggere da parte di un sistema dei media che, alla canna del gas, pensa di poter pescare dalle nostre colonne senza citare, facendosi forte del blasone che porta e del fatto di uscire sulla carta stampata. Sette inchieste che sono state scopiazzate dai giornaloni.

Si comincia l’8 dicembre con l’intervista al sottosegretario Claudio Durigon realizzata da Alberto Maggi in cui l’esponente leghista dice senza mezzi termini che non ci sono i soldi per aumentare le minime per tutti. E infatti nella Legge di Bilancio si decide che l’assegno sarà portato ad almeno 600 euro solo per gli over 75. Alcuni giornaloni (del gruppo Gedi) attingono da quest’intervista ma si dimenticano – sbadatoni – di citare la fonte. 

Un piccolo inciso a scanso di equivoci: ogni giorno Affaritaliani.it pesca dalle pagine dei giornali e lo fa perché sa che non si può dire tutto, scrivere tutto, raccontare tutto. Ma una cosa si accerta sempre di fare: citare la fonte da cui ha preso la notizia. Sempre. Anche a costo di sembrare ridondante e poco originale. Non si tratta d’altronde di imitare qualcuno, ma di prendere a prestito, riconoscendo i meriti ai colleghi che hanno avuto un’intuizione e l’hanno saputa sviluppare. Chapeau, come si suol dire. 

Ma torniamo alla cronaca. Lo stesso 8 dicembre Marco Scotti sviluppa la vicenda della richiesta di risarcimento avanzata da Giuseppe Conte agli ex 5 Stelle tra cui Luigi Di Maio. Fa uno scoop. Ma i giornali del gruppo Gedi ancora una volta attingono, perché lo snobismo sabaudo forse non consente di citare la fonte. Originale, brillante, meritevole. Certo, non ha lo stesso blasone di qualche quotidiano cartaceo che esce ogni giorno in edicola, tra mille fatiche e con le copie in calo. 

Ancora: il 12 dicembre Marco Scotti scopre che lo scandalo Qatar-gate ha un ulteriore risvolto: il candidato del Ppe Avramopoulos, infatti, siede nel board della ong di Panzeri. Una vicenda che imbarazza quindi anche il centro-destra italiano, a partire da Antonio Tajani. Neanche il tempo di scriverlo che Il Foglio e il sito Euractiv riprendono la notizia. Caso strano, senza citare. 

Durante le vacanze di Natale la redazione non si ferma. Il vicedirettore Lorenzo Zacchetti disegna una mappa di tutte le correnti del Partito Democratico alla vigilia del congresso. Un documento inedito, approfondito, con inside, a margine, interviste a esponenti del Pd. E i vari giornali, stavolta non solo di un gruppo, attingono. Senza citare.

Basta? Nemmeno per sogno. Alberto Maggi, ancora lui, scopre che c’è un inghippo nell’assegno pensionistico di gennaio. Lo scrive, lo denuncia, lui che sa bene di che cosa si parla. Poche ore dopo qualcuno gli va dietro, senza citare. Ci sono gli orari a testimoniare che Affari ancora una volta è arrivata prima, ma alcuni siti – come quifinanza.it ma non solo – attingono. E non citano.

Poi, negli ultimi tre giorni, altri due episodi. Il primo riguarda un lungo articolo sulle nomine delle Agenzie Fiscali (Demanio, Entrate, Dogane). Un pezzo esclusivo, firmato da Marco Scotti, che ripercorre i nomi e i possibili sostituti, partendo da una tesi di cui tutti si approprieranno: il governo vuole fare piazza pulita e ripartire con propri uomini di fiducia. L’ha detto anche Guido Crosetto oggi in un’intervista al Corriere (visto che si può citare?). Escono nomi che fino a quel momento nessuno aveva fatto, come Benedetto Mineo o Stefano Scalera. E di nuovo una pioggia di riprese senza citazione: dal Gruppo Gedi a Sky, passando per Il Sole e Il Domani.

Infine, la beffa più grande: un articolo de La Stampa uscito oggi 6 gennaio riporta come clamorosa indiscrezione un articolo realizzato da Affaritaliani.it lo scorso 24 novembre in cui si parla della possibilità che Giuseppe Zafarana, attuale comandante generale della Guardia di Finanza, possa prendere il posto di Elisabetta Belloni al Dis. 

Insomma, è vero che essere letti fa sempre piacere. Ma anche ricevere gli onori che ci spettano non sarebbe male. Noi, originali, stravaganti, ma sempre corretti, lo facciamo ogni giorno: se ci abbeveriamo alla fonte altrui lo segnaliamo sempre. Perché è corretto verso i colleghi ma anche verso chi ci legge. Sarebbe bello se lo facessero anche gli altri giornali. Per concludere, citando Anatole France, "quando una cosa è stata detta bene, non abbiate scrupoli: prendetela e copiatela". Basta citare.