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Rai, crisi covid e crollo delle entrate. L'allarme dell'ad Salini

Rai, crisi covid: giù ricavi adv giù ed entrate dal canone La lettera dell'ad Salini e le sue mosse. Anzaldi: conti non sostenibili? Subito nuovi Ad e Cda

Rai, crisi covid e crollo delle entrate. L'ad Salini lancia l'allarme 

Fabrizio Salini lancia l'allarme legata alla crisi covid in Rai, tra annunciato crollo dei ricavi pubblicitari e  caduta delle entrate dal canone delle famiglie,in una lettera di 10 pagine ai deputati e senatori della commissione di Vigilanza Rai.

Rai, crisi covid: giù i ricavi pubblicitari giù e le entrate dal canone 

"La situazione economico-finanziaria per il 2021-2023 potrebbe essere "compromessa". E finanche i posti di lavoro sono adesso a rischio", riporta Repubblica. Nella lettera Salini parte dal canone sottolineando che la riscossione dell'imposta con la bolletta elettrica aveva lo scopo di abbattere un'evasione che si attestava sul 30%. Obiettivo raggiunto. Ma vengono sottolineati i  "ricavi da canone addirittura inferiori a quelli del 2013 (quando tra l’altro il canone unitario era pari a euro 113.50, mentre oggi è di 90 euro)".

"Le risorse da canone attualmente disponibili per Rai (quantificabili nel 2020 in 1.636 milioni di euro) risultano inferiori a quelle disponibili nel periodo pre-bolletta (1.655 milioni di euro nel 2013)", spiega Salini. Secondo quanto riporta Repubblica "i sistemi di trattenute dello Stato fanno sì che - per ogni canone annuale pagato (90) - a Viale Mazzini arrivino solo 74 euro. Ora, Viale Mazzini non accetta questa decurtazione perché il canone 'nasce come un'imposta di scopo'..."

Rai, crisi covid e perdite da 200 milioni

Per quanto concerne l'emergenza legata alla pandemia di covid, ha determinato perdite per 200 milioni in Rai tra minori entrate pubblicitarie, flessione del "canone speciale" (quello pagato dalle imprese) e "il forte ridimensionamento di alcune linee di business (Theatrical)".

Rai, 135 mln di risparmi dal rinvio di Olimpiadi ed Europei

Di contro il rinvio di Olimpiadi ed gli Europei di Calcio ha permesso a Viale Mazzini di risparmiare nel 2020 135 milioni per i diritti di trasmissione degli eventi. A cui vanno aggiunti altri 40 mln di tagli ed economie.

Ma Salini ammonisce sul trend futuro. "La evoluzione inerziale" per il  quadriennio 2020-2023 "evidenzia una situazione economico-finanziaria tendenzialmente non sostenibile".

Rai, razionalizzazione del palinsesto, smart working e rinegoziazione di alcuni contratti per i diritti sportivi

Le prossime mosse? Dalla razionalizzazione del palinsesto alla rimodulazione del piano annuale della fiction, passando per la rinegoziazione di alcuni contratti per i diritti sportivi e la razionalizzazione dei costi esterni immobiliari. Senza dimenticare la razionalizzazione delle locazioni e smart working e quella legata alle componenti variabili del costo del lavoro. Ma Salini ritiene possibile "una eventuale riduzione del perimetro di attività e/o occupazionale". 

In serata, la Rai precisa "di non aver mai preso in considerazione interventi drastici sul piano occupazionale ma, eventualmente, politiche di accompagnamento alla pensione e/o incentivazione all’esodo. In merito alla situazione generale, la Rai ha iniziato un percorso che prevede un sostanziale equilibrio economico nel piano triennale 2019-21, tanto che il consuntivo del 2019 ha messo in evidenza risultati persino migliori di quelli previsti dallo stesso piano. Successivamente, a causa del Covid-19, principalmente i ricavi pubblicitari ma anche i ricavi da canoni speciali hanno registrato una forte contrazione che, unitamente al mancato riconoscimento dell’extragettito, hanno determinato in prospettiva una situazione di crisi che la Rai sta gestendo".  

Rai Sport e Rai Storia

E ancora. "In merito alle ipotesi di chiusura o accorpamento dei canali Rai Storia e Rai Sport, come già chiarito nel corso del cda del 30 ottobre scorso, sono riconducibili a simulazioni e scenari volti ad affrontare la situazione economica ma non c’è alcuna volontà di chiuderli nè accorparli".

RAI: ANZALDI (IV), 'CONTI NON SOSTENIBILI? SUBITO NUOVI AD E CDA'

"L'amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini ha inviato una lettera alla commissione di Vigilanza dove attesta che la situazione economico-finanziaria dell'azienda, nelle tendenze per il quadriennio 2020-2023, è 'non sostenibile'. Un'affermazione che rappresenta una situazione grave, per la quale sono necessari immediati interventi, se non un vero e proprio Piano di rilancio del servizio pubblico. A mettere in piedi e realizzare questo Piano, però, non possono certamente essere l'amministratore delegato e il Cda responsabili della situazione, nonché ormai ampiamente in scadenza. Salini e i consiglieri stanno per firmare il loro ultimo bilancio, quello dell'esercizio 2020, e dalla primavera 2021 a gestire l'azienda dovranno essere altri amministratori. È impensabile, quindi, che un amministratore al termine del mandato possa occuparsi del piano che dovrà rilanciare e risanare l'azienda nei prossimi anni, rischiando di legare le mani a chi verrà dopo e dovrà concretamente riportare l'azienda sulla retta via". E' quanto sostiene il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, in un intervento pubblicato su 'Formiche.net', riferendosi una nota tecnica mandata da Salini alla Vigilanza il 28 ottobre scorso.

''È urgente, quindi, che si valuti di nominare - prosegue Anzaldi - anticipatamente il nuovo amministratore e il nuovo Cda e che gli attuali amministratori terminino anzitempo il loro mandato, per accelerare il recupero di una situazione deteriorata dalla fallimentare gestione di questi vertici. Il governo, il Parlamento e la commissione di Vigilanza Rai valutino di aprire un'immediata interlocuzione su questo. Come ammette lo stesso Salini nella lettera, i problemi connessi all'emergenza Covid sono arrivati su una situazione già molto compromessa. Il coronavirus può aver influito sulla raccolta pubblicitaria, ma la Rai ha avuto un rilevantissimo risparmio per l'annullamento degli Europei di calcio e delle Olimpiadi. Di buco da 65 milioni parlavano già le cronache giornalistiche a gennaio 2020, quindi ampiamente prima dell'arrivo della pandemia. E non si può certamente pensare che la soluzione sia immettere ancora più risorse pubbliche nell'azienda, dopo che in questi anni la Rai ha dimostrato di continuare a bruciare i soldi dei cittadini con sprechi, sperperi, privilegi senza alcun riguardo alle pratiche di buona amministrazione. Si pensi solo alle 3 dirette in contemporanea sulle elezioni americane, tanto per rimanere ad uno degli ultimi episodi. Quella dell'extragettito e della perdita di risorse dal canone è una favola: con il canone in bolletta la Rai ha addirittura aumentato la sua quota di risorse, passando da 1.528 milioni di euro del 2015 (pre canone in bolletta) a 1.636 milioni di oggi, oltre 100 milioni di euro in più. Ma di quale perdita parliamo? Con il canone in bolletta hanno guadagnato tutti: i cittadini, che pagano meno; lo Stato, che incassa di più e ha potuto aiutare il pluralismo nelle tv locali; la Rai, che ha aumentato le risorse. Rai sa da anni quali sono le sue risorse assegnate, se l'ad non è riuscito a far quadrare i conti, se non ha fatto i necessari tagli agli sprechi, se ha continuato a dare privilegi ai conduttori con mega compensi, super produzioni esterne, semi monopoli agli agenti, la responsabilità è sua. Basti pensare alla Risoluzione approvata all'unanimità in commissione di Vigilanza nel 2017 contro i conflitti di interesse di agenti e conduttori: la sua applicazione avrebbe comportato rilevanti e immediati risparmi di spesa, ma Salini si è sempre rifiutato di applicarla e quando, forzato anche da una delibera Agcom, ha deciso di recepirla, lo ha fatto posticipandola all'anno prossimo. Vergognoso''.

''Salini propone alcune misure - sostiene ancora Anzaldi - per tamponare la situazione, ma chi dice che quelle siano le uniche misure possibili? L'ad conferma l'intenzione di voler chiudere Rai Storia e dimezzare l'offerta culturale con l'accorpamento a Rai5, chiudere Rai Sport, bloccare i nuovi canali istituzionale e in inglese decisi dal nuovo Contratto di Servizio con un aumento di fondi di 40 milioni per due anni. Si tratta di scelte sbagliate, che hanno provocato una sollevazione tra il pubblico e tra le forze politiche. Invece di tagliare le produzioni editoriali, l'informazione, la cultura, perché non si lavora davvero a ottimizzare i costi? Giusto riflettere, come dice Salini, sulla ridefinizione del perimetro aziendale, ma senza incidere sulla qualità. Ad esempio: c'è un piano scritto nero su bianco, approvato anche dalla commissione di Vigilanza Rai e dal precedente Cda, che porterebbe a regime risparmi per 90 milioni di euro all'anno alla Rai. È il Piano News dell'allora direttore generale Gubitosi, con la creazione della newsroom unica e il taglio delle spese inutili nelle redazioni. Un piano che adeguerebbe la Rai alla Bbc e alle maggiori aziende editoriali del mondo, senza l'inutile moltiplicazione dei costi e delle strutture. Perché non parliamo di risparmi come questi? Continuare a considerare ogni testata come un'azienda a sé non migliora il prodotto, anzi aumenta i disservizi e moltiplica i costi. Mettere mano all'organizzazione dell'informazione Rai non è davvero più rimandabile, a maggior ragione dopo aver assistito, con gli attuali direttori dei tg, al punto più basso mai raggiunto dall'informazione pubblica: violazioni della par condicio, multe dell'Agcom senza precedenti, errori e scivoloni continui, propaganda al posto del pluralismo. Si discuta subito di questo, con un nuovo amministratore e un nuovo Cda''