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Rai, l'ira di Minoli: ma quale cambiamento...
Giovanni Minoli

Giovanni Minoli mette alla prova la meritocrazia prevista dalla Rai

Giovanni Minoli aveva mandato quasi per gioco il suo curriculum vitae. Il fine? Mettere alla prova la meritocrazia prevista dalla riforma relativa al cda: "hai visto mai che per una volta la politica non riesca a sorprendermi".

La nuova legge sulla Rai, infatti, prevede che la scelta del cda sia in base al merito, mediante, quindi, la comparazione dei curricula spediti. L’ex direttore di Rai2, Rai3, RaiStoria e RaiEducational ha dichiarato: "Ho pensato: metti che sia vero, sarebbe una rivoluzione".

La sua sperimentazione, o provocazione che ben si voglia, però, non è andata a buon fine: "Purtroppo ho scoperto che non è vero. Che tutti parlano di governo del cambiamento, ma è rimasto tutto uguale a prima. Li ha visti i nomi votati dai partiti? Ne conosce qualcuno? A parte forse la segretaria di Orfini, che era già nel consiglio di amministrazione ma non se n'è accorto nessuno".

Minoli tiene a specificare che la sua decisione, relativa all’invio del curriculum, arriva da un forte credo nella legge: "Per  la prima volta ne avevano fatto una che diceva una cosa importantissima e senza dire niente a nessuno ho mandato il curriculum perché ritenevo di avere i titoli".

Oltre a Minoli, anche altri “mostri televisivi" quali Santoro e Freccero sono stati ignorati da chi in Parlamento ha in mano la spartizione dei cda e la Vigilanza Rai, cinque i partiti presi in causa: M5S, Lega, Pd, fi, Fdl. Il pubblicista e conduttore interviene raccontando che in realtà l’unica presa in giro sarebbe nei confronti degli italiani, i quali si aspettano conduttori e giornalisti di livello, competenti e qualificate.

Minoli sarcastico commenta: "Auguri alla Borioni, spero che impari quello che non sa"

L’esempio riportato da Minoli è quello di Rita Borioni, che ha superato la candidatura dello stesso: “Auguri alla Borioni, spero che impari quello che non sa, che applichi al meglio quello che sa e riesca a superare il suo maestro Orfini, il quale notoriamente da commissario a Roma ha dimostrato come si fa a far stravincere il Pd”. Parole ironiche quelle di Minoli che continua: Se ti professi governo del cambiamento poi dovresti interpretare la legge nel senso del cambiamento. E invece, nascondendosi dietro il paravento dei curricula, i partiti hanno fatto esattamente come facevano prima: non hanno scelto i migliori, bensì fedeltà e appartenenza”.

In merito al futuro, Minoli conclude: “Adesso resta come ultima spiaggia la scelta dell'ad, che è quello che avrà i poteri, speriamo sia una nomina per un vero rinnovamento del servizio pubblico. Siccome sono un aspirante cristiano, credo nei miracoli”.

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