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Ranucci: "Prima ai giornalisti scomodi sparavano. Ora si usano i dossier..."

di Redazione Mediatech

Il conduttore di Report "Politici insofferenti alle domande vere: non vogliono finestre sui poteri ma vetrine"

Report, Ranucci: "Ecco come fanno ora i potenti, tentano di delegittimare i giornalisti scomodi"

Sigfrido Ranucci e il suo Report sono finiti ancora una volta nel mirino dei cosiddetti poteri forti. Le sue inchieste fanno paura e i politici e gli imprenditori cercano di fermarlo. Il giornalista affronta il delicato tema dell'informazione in Italia: "Ormai é sotto attacco. Ci troviamo di fronte a una classe politica insofferente alle domande, che vorrebbe - spiega Ranucci a Il Fatto Quotidiano - un giornalismo vetrina e non tollera quando invece diventa una finestra aperta sul potere, come diceva Kennedy. Un tempo ai giornalisti scomodi si sparava. Oggi si tenta di delegittimarli. Con il ricorso a querele, attaccando le loro fonti, preparando dossier". Sigfrido Ranucci rimette in fila gli ultimi assalti subiti da Report: da Matteo Renzi che si scaglia contro le spese legali del programma pagate dai contribuenti alla vigilanza Rai che chiede conto della puntata sull ’eredità di Silvio Berlusconi, passando alle varie azioni legali subite.

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"Dopo un un servizio su Renzi - prosegue Ranucci a Il Fatto - si sono inventati che avevamo pagato una fonte in Lussemburgo con fondi neri della Rai. Tutto falso. L’ex sindaco di Flavio Tosi ci accusò di costruire falsi dossier su di lui, ma è stato condannato per diffamazione e un risarcimento di 15mila euro. Occorrerebbe sollevare l’a ttenzione su come certe informazioni vengono reperite e sull’attività di alcune società di cybersecurity. L’affetto aumenta e la gente ci chiede di andare avanti. Il problema è che diventa sempre più difficile. La legge Cartabia imporrà una sorta di oblio di Stato: dal 2025 non potremo più dare dettagli su molte inchieste in corso. Rischiamo di svegliarci in un mondo migliore, ma senza aver fatto nulla per meritarcelo".