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"Messaggi cancellati", la Scozia bandisce Whatsapp: vietato sui telefoni di ministri e di membri del governo

Anche se in ballo non c’è la responsabilità di Whatsapp ma solo quella personale delle persone coinvolte, il caso solleva domande sull’impatto dei social sui processi decisionali delle democrazie

di Francesco Crippa

La Scozia bandisce Whatsapp, la norma che affonda le proprie radici nei tempi della pandemia

Una norma sorprendente, tanto più se arriva non da un paese sul piede di guerra con l’Occidente ma da uno Stato che ne fa parte. In Scozia, ministri e staff governativo non potranno più usare Whatsapp sui telefoni ufficiali. A spingere verso questa decisione è stata la commissione di inchiesta sul covid, che ha portato alla luce un uso poco consono dell’app da parte di figure istituzionali durante la pandemia. In particolare, diversi messaggi sarebbero stati cancellati, contravvenendo agli obblighi di trasparenza dell’amministrazione pubblica.

“Gli affari di governo devono essere trattati su sistemi che sono sicuri, ricercabili e che permettano la condivisione appropriata delle informazioni, in linea con i nostri doveri statuari”, ha detto la vicepremier Kate Forbes annunciando la misura al Parlamento. Il provvedimento, che entrerà in vigore la prossima primavera, non riguarderà solo Whatsapp: tutte le app di messaggistica, come Telegram, Messenger e Signal, verranno rimosse dai telefoni istituzionali.

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Al loro posto, Forbes ha suggerito l’uso di altri canali pensati per la comunicazione d’impresa, come Microsoft Teams o le tradizionali email. Naturalmente, il divieto non si estende ai dispositivi personali di ministri e staff, i quali però non dovrebbero usarli per affari istituzionali. Starà alla loro correttezza rispettare l’indicazione. Per Sandesh Gulhane, parlamentare d’opposizione membro del Partito conservatore, il divieto annunciato ieri da Forbes è una “chiara ammissione” di un comportamento scorretto da parte di ministri e staff.

La curiosa vicenda affonda le sue radici nei tempi della pandemia. Già nel 2022 la commissione d’inchiesta sul covid aveva chiesto che tutti i messaggi inviati su Whatsapp dai telefoni dei membri del governo venissero consegnati. Non tutti, però, hanno risposto presente. L’allora prima ministra Nicola Sturgeon, per esempio, si è rifiutata di fornire la documentazione e così hanno fatto il ministro della Salute e quello delle Finanze.

Nell’autunno del 2023, Humza Yousaf, primo ministro del tempo e Segretario alla Sanità nel 2021, ha negato ogni tentativo di nascondere messaggi e di ostacolare i lavori della commissione da parte sua e della squadra di governo del tempo. Di lì, gli attori coinvolti sono stati obbligati a presentare quanto dovuto, ma non per tutti è stato possibile: Sturgeon, ad esempio, ha ammesso di aver cancellato diversi messaggi, così come l’attuale primo ministro e allora vicepremier John Swiney. Non è dato sapere quali fossero le informazioni eliminate, ma per il report della commissione si tratta non di affari privati ma di argomenti riguardanti la cosa pubblica.

Anche se in ballo non c’è la responsabilità di Whatsapp ma solo quella personale delle persone coinvolte, il caso contribuisce a sollevare domande sull’impatto dei social media sui processi decisionali delle democrazie. Il divieto scozzese, del resto, arriva un giorno dopo l’apertura di un procedimento formale dell’Unione europea nei confronti di Tiktok, già alle prese con una causa legale negli Stati Uniti che potrebbe portare il social cinese a sparire dal mercato a stelle e strisce. Commentando il caso Tiktok, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha detto che tutte le piattaforme devono essere ritenute responsabili dell’attività svolta con esse.